“Verità e giustizia per Tony Drago”. Appello ai media

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La famiglia Drago non ci sta. I parenti di Antonino Drago, per gli amici Tony, caporale dell’esercito morto in circostanze non chiare la notte tra il 5 e il 6 luglio 2014 in una caserma romana, con un appello sul web chiedono verità e giustizia su quella tragica notte.

Secondo la versione ufficiale, Tony Drago, militare 25enne originario di Siracusa, si sarebbe lanciato dalla finestra del secondo piano nella caserma dell’8° reggimento Lancieri di Montebello, all’interno della quale risiedeva. Il giovane era conosciuto negli ambienti universitari all’Aquila, dove ha abitato a lungo, dopo il terremoto del 2009, nella residenza universitaria Campomizzi e dove frequentava il corso di Scienze dell’investigazione.

“Siamo tutti stanchi di aspettare che la ‘giustizia‘ italiana si muova per farci sapere qualcosa, qualunque cosa di veritiero sulla morte di mio fratello – ha scritto la sorella Valentina su Facebook – non ho scritto durante questi mesi perché abbiamo voluto dare tempo ai signori che dovrebbero lavorare per noi, e che invece non hanno neanche letto il dossier di 26 pagine con cui ci opponiamo all’ipotesi di suicidio”.

Diverse le incongruenze con l’ipotesi di suicidio, che fanno il palio con la volontà, da parte degli inquirenti, di non riaprire il caso. Secondo la famiglia del giovane, infatti, dai risultati dell’autopsia emergerebbero ferite non compatibili con la caduta. Il corpo sarebbe stato poi ritrovato fuori asse rispetto alla finestra da cui, per gli investigatori, sarebbe stato lanciato. Inoltre, su entrambe le mani avrebbe avuto fratture identiche su primo, quarto e quinto dito.

Insomma, il sospetto secondo molti è che si possa essere di fronte a un episodio di nonnismo finito male. Per questo la famiglia Drago fa un appello ai media, per avere la possibilità di raccontare un’altra verità sulla morte del giovane siciliano.

L’appello di Valentina Drago

Caro Esercito italiano, cara Procura di Roma,

ora basta.

Siamo tutti stanchi di aspettare che la “giustizia” italiana si muova per farci sapere qualcosa, qualunque cosa di veritiero sulla morte di mio fratello Antonino Drago, ex caporale nella caserma dell’8° reggimento Lancieri di Montebello, Roma. Non ho scritto durante questi mesi perché abbiamo voluto dare tempo ai signori che dovrebbero lavorare per noi, e che invece non hanno neanche letto il dossier di 26 pagine con cui ci opponiamo all’ipotesi di suicidio.

Chiedo a voi amici e amiche, se conoscete qualcuno della stampa e della televisione, di passarmi il contatto, perché c’è mia madre che è disposta ad andare e parlare ovunque la ascoltino.
Tony Drago non ci fermiamo.

Fonte: Newstown


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