Papa: È violenza alzare barriere contro chi fugge da condizioni disumane

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Accorato appello papale all’accoglienza e all’equità sociale. Con un messaggio di Francesco ed uno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella si apre oggi pomeriggio a Tirana l’Incontro Internazionale “La pace è sempre possibile” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. «Non dobbiamo mai rassegnarci alla guerra e non possiamo restare indifferenti di fronte a chi soffre per la guerra e la violenza. Ma è violenza anche alzare muri e barriere per bloccare chi cerca un luogo di pace. È violenza respingere indietro chi fugge da condizioni disumane nella speranza di un futuro migliore. È violenza scartare bambini e anziani dalla società e dalla stessa vita. È violenza allargare il fossato tra chi spreca il superfluo e chi manca del necessario», avverte il Pontefice.

Mentre mutano gli scenari della storia e i popoli sono chiamati a confrontarsi con trasformazioni profonde e talora drammatiche, sottolinea il Papa, «si avverte sempre più la necessità che i seguaci di diverse religioni si incontrino, dialoghino, camminino insieme e collaborino per la pace, in quello “spirito di Assisi” che fa riferimento alla luminosa testimonianza di san Francesco». L’Albania, aggiunge il Papa, è «simbolo della convivenza pacifica tra religioni diverse, dopo una lunga storia di sofferenza: ho voluto scegliere l’Albania come primo tra i Paesi europei da visitare, proprio per incoraggiare il cammino di convivenza pacifica dopo le tragiche persecuzioni subite dai credenti albanesi nel secolo scorso». Dunque, «la fede in Dio ci fa credere e ci fa gridare a voce alta che la pace è possibile: è la fede che ci spinge a confidare in Dio e non rassegnarci all’opera del male». Come credenti «siamo chiamati a riscoprire quella vocazione universale alla pace deposta nel cuore delle nostre diverse tradizioni religiose, e a riproporla con coraggio agli uomini e alle donne del nostro tempo».
Francesco ribadisce che la religione autentica è fonte di pace e non di violenza: «Nessuno può usare il nome di Dio per commettere violenza, uccidere in nome di Dio è un grande sacrilegio, discriminare in nome di Dio è inumano». Secondo il Pontefice sostenere che la pace è sempre possibile non è un’affermazione ingenua, ma esprime la fede che nulla è impossibile a Dio: «Ci è chiesto un coinvolgimento sia personale che delle nostre comunità per il grande lavoro della pace». Con l’auspicio che possa dalla terra d’Albania, terra di martiri, partire una nuova profezia di pace e nella varietà delle tradizioni religiose si possa continuare a vivere.

Sulla stessa linea il monito all’integrazione di Mattarella. «La risposta delle nazioni democratiche non può essere la chiusura e l’arroccamento. La soluzione è porsi alla guida dei processi mondiali. Per farlo, serve una coraggiosa azione politica che coniughi dialogo, sviluppo, integrazione e sicurezza per i cittadini -afferma il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Le religioni possono dare un contributo molto importante per alzare lo sguardo, per mobilitare le coscienze, per vincere l’indifferenza. Papa Francesco ha recentemente ribadito che è un sacrilegio uccidere in nome di Dio. Le grandi religioni hanno una speciale responsabilità nel promuovere il dialogo e la comprensione. L’uomo autenticamente religioso incarna gli ideali di pace, di rispetto, di collaborazione, di rifiuto della violenza, di carità e di amore». Perciò, sottolinea il presidente della Repubblica, «la libertà religiosa, minacciata in molte parti della terra, è uno dei fondamenti dei diritti umani e delle democrazie: il dialogo è un lavoro complesso e paziente, ma la conoscenza reciproca mitiga la diffidenza, l’amicizia e il rispetto estirpano l’intolleranza».

Quindi «dobbiamo combattere e isolare i predicatori di odio, chi strumentalizza la fede religiosa, propria e di altri, per diffondere violenza e terrore, dobbiamo contrastare, con azioni concrete ed efficaci, chi alimenta l’idea dell’ineluttabilità dello scontro di civiltà: la sola civiltà che accettiamo è quella della pace, dell’incontro, della collaborazione, dei diritti fondamentali dell’uomo, della riduzione delle diseguaglianze. Non è un cammino facile, ma è l’unica strada concessa se desideriamo raggiungere una pace autentica senza smarrire o, peggio, tradire i nostri valori». E, avverte Mattarella, «quando prevalgono l’egoismo e la demagogia, l’Europa e l’intero Occidente risultano più deboli e la loro voce diventa meno efficace nel mondo».

La cerimonia di apertura del meeting di Sant’Egidio in Albania avrà luogo al palazzo dei Congressi della capitale albanese dove è prevista la presenza di alcune migliaia di persone. I discorsi di apertura saranno tenuti dal fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi e dal primo ministro albanese Edi Rama; porteranno il loro saluto il ministro del Welfare e della Gioventù del governo albanese Blendi Klosi e il presidente della Repubblica del Montenegro Filip Vujanovic. Sono poi previsti interventi del ministro della Giustizia italiano Andrea Orlando e del patriarca di Babilonia dei Caldei (Iraq) Louis Raphael I Sako; e contributi del Primate della Chiesa autocefala ortodossa di Albania Anastasios, dell’ex rabbino capo di Irlanda David Rosen, del Segretario generale della “Al-Sharif Islamic Research Academy” di Al-Azhar, Muby al-Din Afifi, e del presidente della “Research Hindu Foundation” di Mumbay (India) Sudheendra Kulkarni.

Per tre giorni la capitale albanese vedrà riuniti 400 capi religiosi, rappresentanti delle diverse tradizioni culturali mondiali, missionari, giovani di tutta Europa, Asia e Africa che parteciperanno a 27 Panel tematici e faranno di Tirana la capitale del dialogo e della pace. L’obiettivo è costruire un nuovo soggetto che unisca la forza pacifica di tutte le religioni che si contrappone alla violenza con proposte concrete e realizzabili. «La religione – sottolinea il presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo – sta tornando centrale nella vita personale e delle società, dopo un Novecento concentrato molto sulle tante scelte possibili e poco sul senso di quelle scelte». La Comunità di Sant’Egidio è amica dell’Albania da almeno 30 anni, ben prima della caduta del comunismo. Il paese delle Aquile, un tempo primo Stato ufficialmente ateo nel mondo, si è oggi aperto alle fedi religiose ed è diventato un esempio di convivenza pacifica, aperto all’Europa e impegnato nella costruzione di uno sviluppo sostenibile e nel superamento delle diseguaglianze sociali ancora fortemente avvertite nel paese. L’Incontro di Tirana si concluderà martedì pomeriggio con una grande preghiera per la pace e la lettura dell’Appello di Pace 2015 che i giovani consegneranno ai capi religiosi e alle personalità presenti alla cerimonia. (Vatican Insider)

Giacomo Galeazzi
vaticanista La Stampa

Da sanfrancesco
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