Profughi ma belli

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Qualche giorno fa Mario Calabresi in un suo interessante articolo* ha trattato famiglie di migranti un po’ speciali, ma sempre perseguitati dalle guerre e dunque costretti a scappare dalla loro vita per intraprenderne forzatamente un’altra: è istinto (motore) di sopravvivenza fin dalle origini del brodo, dunque del tutto naturale. E’ dai brogli e brodaglie che si salvi chi può e dai Salvini chi vuole…

Il direttore della Stampa ha centrato l’elemento principale per salvare la pelle e (a seconda di quanto se ne possiede) proseguire a vivere agiati, seppur nostalgici, nella nuova vita: il denaro.

Già in Giordania di qualche anno fa ebbi modo di constatare: i migranti facoltosi (provenienti dall’Iraq devastato dalle missioni di pace) s’erano distribuiti in campi hollywoodiani più che profughi, dotati di villoni, piscine e multi garage per cilindrate milionarie. Così probabilmente avverrà nell’occidente nostro per centinaia di quei profughi sempre benvenuti. Con il denaro in tasca si è a casa ovunque (D. Defoe).   Per  migliaia/milioni proseguiranno invece storture e torture: i poveri senza soldi continueranno a morire nelle stive dell’inferno, i poveri che invece hanno i soldi solo per pagare un miserabile caronte, prima di morire avranno modo di vedere come muoiono (e come vivono) i poveri indigeni del loro nord, ma del nostro sud, ridotti in schiavitù dai caporali.

I poveri stavano fermi ai soldi che non comprano la felicità: tempi di Risi, Albano&Romina. Oggi, costretti a muoversi per non morire, devono trovare i soldi per comprarsi la vita.

* L’articolo di Mario Calabresi


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