Rai, un progetto deludente

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La montagna ha partorito un topolino. Questo è il commento che viene leggendo la riforma che personalmente il presidente del Consiglio e segretario del partito democratico Matteo Renzi ha messo in piedi per intervenire sulla situazione critica di quella che più d’uno ha definito la maggior industriale culturale nazionale, cioè la Rai di viale Mazzini. E ne se ne ha conferma ascoltando il commento positivo che il deputato di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha riservato alla riforma in corso da parte dell’ex sindaco di Firenze e capo del governo di larghe intese.
L’amministratore delegato della nuova Rai potrà sì proporre i direttori delle rete e dei telegiornali ma questi potranno essere bocciati con il voto dei due terzi dei componenti del Consiglio di amministrazione dell’azienda. Il consiglio di amministrazione, peraltro, sarà nominato dai partiti, due scelti dalla Camera e due dal Senato e ancora due dal governo. E il nuovo presidente della Rai dovrà essere votato dai due terzi della commissione di Vigilanza. Insomma una sorta di delirio assembleare determinato dalle segreterie dei partiti rappresentati in parlamento. Quanto alle deleghe per la riforma del canone e per la riforma del sistema audiovisivo alla luce della rivoluzione digitale e del rinnovo della concessione del servizio pubblico prevista per il maggio 2016 che sono troppo ampie e troppo vaghe.
Insomma, una ulteriore dimostrazione, dopo tutte quelle già ricevute nei mesi scorsi, che il governo Renzi ha ceduto su questo piano all’atteggiamento usato negli anni scorsi, nel ventennio populista berlusconiano, da quei governi riguardo al possesso e all’uso dei mezzi di comunicazione di massa. Altro che un partito diverso da quello berlusconiano, uno che ripercorre senza esitazioni il cammino già percorso dall’ineffabile Gasparri. Da questo punto di vista, c’è da chiedersi dove condurrà la leadership renziano nel partito nato qualche anno fa dall’incontro tra la Margherita e gli ex democratici di sinistra: se l’esito doveva avvicinarsi tanto alle performance dei Gasparri c’è da chiedersi quasi quale senso ha avuto il difficile parto.


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