Il 14 giugno a Trezzano sul Naviglio (MI) è stata inaugurata la Casa del Mutuo Soccorso RiMaflow. A tagliare il nastro sono stati Maurizio Landini e Giuseppe De Marzo di Libera, assieme ai lavoratori della fabbrica recuperata. Perché la FIOM ha deciso come sede della “Festa giusta nel posto giusto” una fabbrica occupata ed autogestita? Che senso ha parlare oggi di mutuo soccorso, pratica che risale al 1800?
Lo abbiamo chiesto ai diretti interessati concordi nell’affermare come un’esperienza inizialmente marginale quale quella della RiMaflow, possa diventare esemplare. La FIOM ha deciso di discutere di Coalizione sociale all’interno della fabbrica perché a detta di Michele De Palma, coordinatore nazionale automotive, la sua storia “non è un racconto ma un insieme di pratiche esemplari”. Per Landini è inoltre “un esempio di quello che può essere fatto per difendere il lavoro concretamente”.
Questi lavoratori sono stati licenziati definitivamente nel 2012 ma già dal 2009 erano in Cassa Integrazione, nonostante l’allora Maflow, continua Michele De Palma, venne chiusa pur essendo competitiva nel suo settore. Le commesse provenivano per l’80% dalla BMW e hanno continuato ad arrivare in Italia, incuranti della crisi, per la qualità del lavoro che gli operai italiani offrono nella componentistica dell’auto. Invece la produzione è stata portata altrove (Polonia) determinando licenziamenti e perdita di un potenziale competitivo sul mercato. Permettendo che la produzione e le commesse venissero trasferite dove il lavoro costa meno, sia il sindacato sia lo Stato hanno fallito. I lavoratori dopo il licenziamento hanno non solo difeso il lavoro ma se lo sono reinventato. Di fronte alla difficoltà di trovarne uno all’esterno hanno voluto riprenderselo costituendosi in Cooperativa e occupandosi di recupero dei rifiuti. Proprio nello spazio abbandonato dall’imprenditore polacco.
La Coalizione sociale allora, di fronte ad una generalizzata sconfitta del sindacato ed al peggioramento delle condizioni personali, vuole mettere al centro il lavoro a partire proprio dalle pratiche. E dai luoghi in cui queste pratiche sono già in atto. Anche Giuseppe De Marzo di Libera ha partecipato alla tavola rotonda sulla Coalizione sociale avvenuta all’interno della fabbrica: la proposta di un reddito di dignità è una risposta alla crisi, che inasprisce le disuguaglianze e che sta facendo un gran favore alle mafie permettendole di esercitare un ricatto sulle persone disoccupate e sui ragazzi che abbandonano la scuola. Attraverso le parole di Elisabetta Rubini, Libertà e Giustizia esprime una adesione non solo alla Coalizione sociale ma anche alla “volontà di costruire qualche cosa che recuperi la capacità dei cittadini di governare la loro vita”.
Lavoro e dignità a partire non da questioni ideologiche o politiche ma, come ricorda Gigi Malabarba della RiMaflow, dal bisogno e della necessità.
Per tutti questi motivi Libera, la FIOM, Libertà e Giustizia appoggiano la fabbrica recuperata, la cui volontà di legalizzazione viene in questi mesi ostacolata dal Comune di Trezzano.
A questi attacchi i lavoratori rispondono inaugurando con Landini e De Marzo, la Casa del mutuo soccorso. Abbiamo chiesto a Salvatore Cannavò del Fatto Quotidiano quale sia il senso di riproporre il mutuo soccorso oggi visto che, in teoria, ci sarebbe già il welfare: “A partire da una fase ascendente delle conquiste dei diritti che i lavoratori hanno fatto [a partire dal 1800] creando le Unions, costruendo le casse, è avvenuta la statualizzazione dell’esperienza di autogestione. Una grande conquista. Nel momento in cui il welfare state viene smantellato dallo stesso Stato, mutuo soccorso significa fare battaglie per ristabilire i diritti laddove non ci sono più. E significa costruire un servizio di base in cui ad essere essenziale sia la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori visto che il pubblico che conosciamo noi è sinonimo di inefficienza”.
Il punto di partenza esiste già: è l’articolo 11 dello Statuto dei Lavoratori, eredità diretta proprio delle Società Operaie di Mutuo Soccorso. Quest’articolo prevede che le attività culturali, ricreative e assistenziali siano gestite dai rappresentanti dei lavoratori e allora tale diritto prende forma dentro una fabbrica che invece di essere abbandonata dà vita a progetti inclusivi e aperti alla cittadinanza. Quelli con Libera e con i Gruppi di acquisto equo e solidale sono solo alcuni esempi tra le molte altre iniziative in atto. A sostegno di questa esperienza hanno firmato per primo il presidente della Bolivia Evo Morales, ma anche Maurizio Landini, Stefano Rodotà e molte altre personalità e soprattutto, persone. Si è creata una rete di solidarietà attorno alla RiMaflow che, a partire dal bisogno di lavorare, restituisce alla cittadinanza attraverso pratiche di Mutuo Soccorso cui anche il Segretario generale della FIOM CGIL guarda con attenzione.