Legacoopsociali: “Basta col familismo amorale dentro la cooperazione”

0 0

Dopo l’ultima inchiesta sulla corruzione della Cpl Concordia, per la presidente Paola Menetti “non basta aspettare che la giustizia faccia il suo corso”. Le realtà coinvolte nelle indagini “hanno tutte elementi comuni, tra cui l’operare negli appalti pubblici e il finanziare la politica”

 

ROMA – Non basta aspettare che la giustizia faccia il suo corso, confidando nel discrimine tra onesti e disonesti, per rimediare al danno d’immagine che le ultime inchieste hanno arrecato al mondo della cooperazione; bisogna lavorare su “coerenze concrete”, mettendo da parte il “familismo amorale” e assumendo come strutturali alcune delle scelte esplicitate “sotto botta” degli scandali. A chiederlo è Paola Menetti, presidente di Legacoopsociali, dopo l’ultimo scandalo delle tangenti a Ischia che ha visto finire sotto inchiesta anche la cooperativa Cpl Concordia.

In una lunga riflessione, pubblicata sul sito dell’organizzazione Nelpaese.it Menetti punta il dito in particolare sul sistema degli appalti e sul rapporto tra la cooperazione e il mercato. “Se nel mercato degli appalti si annidano i maggiori rischi dobbiamo farci promotori di una iniziativa concreta, coerente ed esplicitamente ‘politica’ di cambiamento, non solo di resistenza – sottolinea -. Alla fine, il cuore del percorso che ci serve sta in alcune domande di base, che non possiamo eludere: cosa intendiamo sia l’interesse della cooperativa? A quali interessi risponde una cooperativa? E’ possibile dimensionare tutto ciò nell’esclusivo perimetro che chiamiamo mutualità interna?”.

Menetti ricorda, infatti, anche che le cooperative coinvolte nelle vicende da un anno ad oggi, pur diverse per provenienza territoriale, per ambito di attività e dimensioni sono tutte riconoscibili per alcuni elementi comuni, che si ripetono. “Non sono imprese deboli, sono forti, riconosciute, organizzate, con buoni bilanci, con capacità di crescita ed anche di innovazione, che del proprio profilo imprenditoriale, di imprese capaci di stare nel mercato, hanno fatto con orgoglio il primo elemento distintivo – afferma – Tutte operano prioritariamente nel mercato degli appalti pubblici. Tutte hanno con continuità erogato finanziamenti, di norma leciti sul piano legale, a partiti politici e a singoli esponenti politici”. Tutte – aggiunge – nel rapporto con il mercato hanno  manifestato un  “corto circuito che ha portato ad analoghe imputazioni: corruzione, turbative di appalti, sospetti di concorso in associazione di stampo mafioso”.

In attesa dell’accertamento delle responsabilità, dunque, la presidente di Legacoopsociali chiede di “denunciare e contrastare la strumentalità di molta informazione e di non poca politica nel presentare la cooperazione come componente strutturale del malaffare e della corruzione italiana”. Ma invita anche a un cambio di atteggiamento nel mondo della cooperazione e a fare scelte coerenti, perché il danno di reputazione e immagine è prima di tutto all’interno. “L’indignazione rischia di sfumare in sconcerto, e lo sconcerto in una qualche rassegnazione, che induce all’allontanamento più che all’iniziativa – scrive – Abbiamo bisogno, e credo urgenza, di capire meglio cosa sta accadendo, non solo di reagire al racconto che altri ne fanno, più o meno strumentalmente, ma di prenderci noi cooperatori la responsabilità di leggere con attenzione i fatti, di discuterne davvero”.

“Abbiamo bisogno di lavorare sulle coerenze concrete – aggiunge – L’enfasi, fondamentale, sul ruolo, la responsabilità ed il protagonismo dei soci non può prescindere dalla definizione di riferimenti vincolanti in materia di durata dei mandati dei ruoli dirigenti, di compatibilità e sostenibilità dei trattamenti economici, di interventi mirati rispetto agli assetti di governance”.

Da redattoresociale.it


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21