Ma se è un paradiso, perché privarsene?

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Stamattina, commentavo con un caro amico l’intervista rilasciata a Repubblica dalla Ministra della Pubblica amministrazione. Fra licenziamenti di dirigenti e mobilità per i dipendenti delle Province, abolizione dei co.co.co. e rinvio delle assunzioni, la discussione è caduta sul fatto che la miracolosa riforma del lavoro, quella da cui discenderà ogni bene, a sentire quelli che l’hanno voluta, non si applicherà ai lavoratori pubblici. Insomma, rispondendo alle domande del giornalista, Marianna Madia ha spiegato che, siccome nella PA si accede per concorso e ci sono una serie di norme particolari, le disposizioni del Jobs Act non si applicheranno, nemmeno quella più odiosa, secondo me, o più innovativa, secondo quelli che apprezzano il genere, che sostituisce il reintegro con un indennizzo. Per dirla in renziano corretto, per funzionari e impiegati statali, si rimarrà al tempo dei telefoni a gettoni.

Il mio amico, dipendente pubblico a tempo indeterminato, sostanzialmente era d’accordo con la non applicabilità delle nuove norme sui licenziamenti e le assunzioni anche agli statali. Ovvio, penserete. Il fatto è che non è così semplice, ed è un po’ meno ovvio di quanto possa apparire, visto che lo stesso, e fin dal primo momento, è un entusiasta sostenitore del Jobs Act.

Voi capirete che una simile contraddizione non poteva passare inosservata nemmeno a uno distratto sui dettagli come me. Così gli ho chiesto, di conseguenza: “ma come, canti mirabilia di questa riforma, e poi non la vuoi per te? Se è un paradiso, perché te ne vuoi privare?”. Proprio in quel momento, s’è ricordato di essere in ritardo per un appuntamento importante. Peccato.


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