Il governo: salario minimo. Solari (Cgil): a rischio contratti nazionali, i lavoratori sarebbero pagati meno

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Ora  il governo, Renzi  in prima persona e il ministro Poletti che traduce in leggi, lanciano il salario minimo, uno dei prossimi decreti del Jobs act. Hanno sul tavolo richieste ben precise da parte di Cgil, Cisl, Uil per rivedere la legge Fornero per le pensioni, ma non hanno ancora risposto. Sempre Cgil, Cisl, Uil sollecitano ancora una volta un confronto vero sulla riforma della  Pubblica amministrazione a partire dai contratti bloccati da sei anni. Sono in attesa. Sulla riforma della scuola un confronto non c’è mai stato. Però dovrebbe arrivare in uno dei prossini decreti di attuazione del Jobs act niente meno che il salario minimo. Ma dietro questa  conclamata innovazione, un segnale che secondo Renzi e Poletti il governo fa “cose di sinistra” a favore dei lavoratori, anche se i sindacati non lo capiscono, si nasconde il bluff ormai noto. Se si trattasse di una partita a poker il governo perderebbe ad ogni giro.

L’esecutivo pensa ad uno dei decreti di attuazione del Jobs act

Esprime grande preoccupazione Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, che a fronte dell’annuncio del governo fa notare che “attraverso il salario minimo si finisce per pagare meno i lavoratori”. Preoccupazione molto fondata, anche perché il governo lancia una proposta, il salario minimo appunto, senza  rivelarne i contenuti, dando spiegazioni del tutto parziali e non rassicuranti. Dice il segretario confederale della Cgil, Fabrizio Solari: “Si continuano a propagandare misure che sembra abbiano l’aspetto di essere inclusive, di allargare i diritti e di migliorare la condizione delle persone, ma il gioco ormai è scoperto e le preoccupazioni che abbiamo espresso sono fondate“.  Vediamo qual è la situazione nel nostro paese riguardo i salari e la motivazione che sta alla base delle “preoccupazioni” della Cgil. “In Italia, a differenza di altri paesi europei – dice Solari – esiste un istituto che si chiama contratto nazionale di lavoro. Questo oggi ha minimi più alti di quelli di cui si discute. Questa è la realtà.” E fa un esempio per quanto riguarda un dato fondamentale, la  certezza del diritto: “oggi un lavoratore dipendente di un’azienda che non fa parte di un’associazione imprenditoriale che ha firmato contratti, non ha la certezza del diritto, se non attraverso una eventuale sentenza favorevole, dell’applicazione del contratto nazionale.

 Occorre dare attuazione all’art.39 della Costituzione

Ecco perché bisogna dare attuazione all’articolo 39, per questa via non ci sarebbe bisogno di alcun intervento legislativo e, soprattutto, per avere un minimo contrattuale più alto di quello ipotizzato”. “Dando attuazione a questo  articolo della Costituzione, che prevede la possibilità che venga estesa a tutti la cogenza del minimo contrattuale, avremmo la certezza della tutela dei lavoratori con minimi sensibilmente più alti rispetto a quelli ipotizzati e, comunque, determinati dalla contrattazione”, conclude Solari.

Da jobsnews.it


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