Un Presidente per la Bastiglia. Caffè 13 gennaio

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“L’Europa rinasce sotto la Bastiglia”, scrive Adriano Sofri ma “può darsi che quella bella Europa non duri più della sua domenica”. Ecco che il Giornale usa nientemeno che una lettera di Tocqueville per dire che “L’Islam è una religiosa pericolosa”. Libero propone addirittura un “manuale” per sostenere quanto sia falso che “le vere vittime sono i musulmani moderati», che «gli estremisti non sono veri credenti»,«Maometto (è) pacifico», e «gli attentati, colpa delle bombe Usa». Giuliano Ferrara, il grande ideologo, spiega che la manifestazione di Boulevarde Voltaire era “senza parole..per paura di conoscere il nemico”.

D’altra parte il mestiere dei media – com’è naturale – tende a vendere di più e a drogare l’audience ingigantendo il pericolo: possono colpire di nuovo,  questa volta sceglieranno Roma?  “Caccia a sei complici dei killer”, dice la Stampa. “Violati i computer del comando USA”, Corriere. Paura! E la prima vittima sono gli ebrei di Francia. Ne abbiamo visti, interrompere Shabbat, per dire in tv: “siamo francesi”, “vivono in pace, accanto a noi musulmani e cristiani”. Ma Netanyahu era venuto, con Mossad al seguito, per portarseli tutti dietro il muro di Israele, perchè la Francia non li avrebbe difesi. Non è vero, quei milioni di cittadini in piazza – “C’était l’11 janvier”, titola Le Monde – sono la migliore difesa degli ebrei, della libertà e dell’Europa.

Ci sono anche in Italia giornalisti e direttori che hanno capito. Da Ezio Mauro – bellissima la sua intervista ieri a Sky – a Roberto Napoletano, che sul Sole scrive: “Se si vuole che l’emozione non duri qualche ora e bruci la speranza…(l’Europa) si doti di una politica estera e di difesa comune, dimostri che sullo scacchiere geopolitico e economico mondiale c’è un popolo di centinaia di milioni di cittadini europei che è guidato da uno Stato europeo e si muove con la forza e la saggezza di quello Stato”. C’è il Fatto che pubblica in Italia il nuovo numero di Charlie Hebdo by Liberation, c’è il Papa che svela una verità non detta, “il fondamentalismo rifiuta Dio”. Ma la sfida è ardua, perché, avverte Elle Kappa, “Inutile sospendere il trattato di Shengen”, “Razzisti e xenofobi sono già fra noi”.

Servirà il coraggio di Emma Bonino, che si scopre il cancro e reagisce “non ci si dimette dalla passione politica”. Dovremo scegliere un Presidente della Repubblica – Napolitano, alla fine, sta per dimettersi – che rappresenti l’unità del Paese, non del Palazzo. Che sappia parlare alle cittadine e ai cittadini italiani: a quelli che hanno manifestato contro il jobs act (e non solo a Marchionne che usa il jiobs act per ridurre i costi, per l’occupazione stabile poi si vedrà). Un presidente che ascolti gli esodati e i portatori di handicap privati di servizi essenziali. Che dialoghi con piccoli artigiani e commercianti sommersi da tasse e mala burocrazia, ma sia severo con gli evasori, con i corrotti e i corruttori. Un presidente europeo! Che rispetti l’autonomia del Governo e della politica di governo, ma che sappia – se occorre – fare il contorcanto a un premier forte com’è Matteo Renzi.

Deve essere per forza del Pd? E perchè? Si deve eleggere in fretta e furia, per non dare uno spettacolo di disunione? Anche questo è falso. Il pasticcio del 2013 fu provocato dal tentativo di chiudere su di un nome del partito democratico che avesse l’avallo di Berlusconi. Ci fu la rivolta e la proposta successiva -ottima proposta- fu impallinata dai franchi tiratori del Pd che volevano governare con il PDL. Se ripetiamo lo stesso schema, finiremo – temo – nella stessa indecenza. A proposito di indecenza: dopo la Liuguria non è chiaro che le primarie sono talvolta un correttivo (spesso un pessimo surrogato) di buone leggi elettorali che – chissà perchè – non vogliamo adottare?

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