Riconoscere la corruzione

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Come si fa a capire che uno ti vuole corrompere?, mi chiede la ragazzina sveglia, mentre con Libertà e Giustizia siamo in una scuola media a parlare di lotta alla corruzione.
E’ un corteggiamento molto abile e progressivo, le rispondo. Parte da complimenti personali, per la tua intelligenza, sempre paragonati alla denigrazione di altri che non capiscono. e bloccano tutto. Poi ci sono i regali, prima piccoli, poi costosi. Poi, come in ogni corteggiamento che si rispetti, c’è il primo appuntamento fuori dall’ufficio, per conoscerci meglio, dicono. Di solito si va a mangiare insieme, perché dividere il cibo è un rito di condivisione che abbassa le difese della prudenza. E’ lì chi ci si inizia a dare del tu e a scoprire le carte. Io do a te, tu dai a me, Ed è fatta.

Ma che bisogna fare se uno fa così? chiede un altro. Rifiutare e se serve denunciare. Ma così uno fa la spia, aggiunge.
E qui scatta un riflesso culturale duro da rimuovere: perché denunciare per far prevalere la legalità è come consegnare una persona al nemico, cioè lo Stato. Dico ai ragazzi, dobbiamo prendere una decisione: o siamo con le regole che difendono i deboli, o stiamo zitti e lasciamo che i prepotenti la facciano da padroni.
Noi da che parte stiamo? E questa domanda vale non solo per gli alunni di quell’incontro, ma per tutti noi.

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