Non demonizzare i corpi intermedi

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Chi ha studiato a lungo i classici del pensiero umano ,e i Greci in particolare, da Socrate a Platone senza dimenticare Aristotele, non può dimenticare che, senza la presenza nelle imprese come negli enti territoriali, dei corpi intermedi che costituiscono in ogni ente un corpo necessario alla loro vita ,è difficile uscire in maniera positiva dall’attuale crisi della società civile. Lo ha detto con la solita chiarezza Giuseppe De Rita oggi su uno dei più diffusi quotidiani della penisola e non  ho esitazioni a dire che sono d’accordo.

“Un crinale di disfatta-ha osservato tra l’altro il Presidente del Censis- si potrebbe dire, rispetto a un’autorità di governo e a una comunicazione di massa che hanno rilanciato con forza il primato della politica e dello Stato (e dello Stato centrale )su tutti i livelli e tutti i soggetti intermedi. Il vento è cambiato rispetto ai decenni prece denti quando tutti scommettevano sulla maggiore vitalità della cosiddetta società civile. Questo ritorno, quasi la rivincita del primato della politica, è per molti aspetti liberatorio perché annuncia e promette  una fase nuova di quel perseguimento del nuovo che è la costante tentazione delle temporanee élite del nostro Paese. ”

De Rita ricorda ai banditori del nuovo che “i periodi di nuovo inizio si trovano sempre a doversi radicare nella  realtà degli interessi, dei bisogni ,delle aspettative della gente e che quindi, prima o poi  dovranno “applicarsi a ricostituire le cinghie di trasmissione tra le domande collettive e la volontà politica, cioè con parole antiche, i meccanismi della rappresentanza.”
Parole chiare e necessarie, ad avviso di chi scrive, in un momento in cui si ha una crescente difficoltà e non  una maggiore facilità ad uscire dall’ubriacatura populista che ha segnato l’ultimo ventennio della storia repubblicana, disponiamo di un governo  caratterizzato da intese così larghe del binomio Renzi-Berlusconi che potrebbe passarci in mezzo un elefante e l’unico tema che negli ultimi anni ha affascinato me come studioso del passato, influenzato a fondo da Gramsci e Rosselli, è stato quello di studiare la tara populista nella nostra storia. In questo senso la riflessione di De Rita è centrale e mi auguro francamente di non essere il solo a notarlo in questa grigia giornata di novembre


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