Intorno a Messina Denaro

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Sono meno ottimista di quelli che, avendo verificato la notte scorsa del nipote di Matteo Messina Denaro, che in  un blitz delle forze dell’Ordine tra Castelvetrano e Palermo hanno arrestato il trentasettenne Girolamo  Bellomo, detto Luca, nipote acquisito del boss trapanese in quanto marito di Lorenza Guttadauro, avvocatessa e figlia di Filippo e Rosalia  Messina denaro, quest’ultima sorella del latitante famoso di Castelvetrano.  Lo sono perché Bellomo è reduce da un viaggio in Francia e non molto tempo fa si è recato in Colombia  nel paese cioè da cui si diffonde nel mondo la polvere bianca altrimenti nota come cocaina di cui la ‘ndrangheta calabrese possiede oggi il monopolio commerciale legato anche ai rapporti privilegiati con i produttori colombiani. Secondo gli inquirenti, Bellomo avrebbe aiutato in maniera significativa il cognato Francesco Guttadauro e Patrizia Messina Denaro a mandare avanti gli affari della cosca trapanese  e-dato il ruolo primario di Matteo Messina Denaro-di Cosa Nostra tout court.

A Castelvetrano sono state arrestate altre quindici persone accusate di essere alle dipendenze di Bellomo  per organizzare e pianificare una grande rapina nel deposito di un corriere che ha sede a Campobello di Mazara  (AG Trasporti si chiama l’impresa) che un tempo era di proprietà della famiglia di Brancaccio ed oggi è sotto amministrazione giudiziaria. Una rapina che ha fruttato centomila euro e che rappresenta oggi uno strumento prezioso e insostituibile per finanziare la latitanza di Messina Denaro.  Dalle indagini tuttora in corso sono venuti fuori una se rie di nomi insospettabili ciascuno con un proprio ruolo difficile da scoprire come il meccanico incaricato di controllare l’inserimento di microspie nelle auto oppure il dipendente della motorizzazione di Trapani che verifica le targhe sospette. E dalle indagini emergono i contatti e i dialoghi tuttora in corso tra la mafia trapanese e le famiglie di Bagheria e di Brancaccio dove proprio Messina denaro ha trascorso una parte della propria lunga latitanza.  Ora quello che preoccupa gli osservatori stranieri ma anche quelli italiani non  affascinati dai modelli populisti oggi di gran moda ma cercano di guardare un poco oltre la superficie è la doppia contraddizione che sembra e mergere con una forza sempre maggiore nella storia del nostro amato Paese: da una parte il  distacco sempre maggiore che sembra crescere, piuttosto che diminuire, tra la classe politica e dirigente, da una parte, e la società contemporanea sempre più lontana e distratta che si fa attrarre da personaggi a volte improbabili e   sembra addirittura mettere da parte i problemi più urgenti  e improrogabili.

Accanto a questa distanza sempre maggiore dalla realizzazione di un paese moderno (soprattutto pensando al divario per nulla colmato tra il Nord e il Sud della penisola) c’è una parte illegale sempre più grande e diffusa di cui le associazioni mafiose non fanno che approfittare per i loro corposi affari interni e soprattutto internazionali e sparsi in tutto il pianeta. Da questo punto di vista è a dir poco incredibile che il capo riconosciuto di Cosa Nostra possa continuare a stare tra Palermo e Trapani e non essere non dico arretrato ma neppure intravisto dagli apparati repressivi dello Stato. E’ il caso di dire che queste cose succedono purtroppo soltanto in Italia.  Ma per quanto tempo ancora? Un interrogativo a cui finora nessuno ha risposto.


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