Affondare l’Italia e affogare gli Italiani a quale Opera appartiene?

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Il Paese guarda dalla finestra appena si sveglia e trema di paura. Il terrorismo delle nuvole incombe e questa fine settimana -ce l’hanno già detto- sarà ancora guerra e distruzione. Guerra è una parola grossa perché in guerra è almeno previsto approvvigionamento d’armi per tutte le parti coinvolte.  La fazione “disastrati da alluvioni” non ne possiede (le ha mai possedute) sicché soggiace esclusivamente a supina distruzione. Dunque: morti per soffocamento da fango e divorati dall’acqua, morti per infarto da paure insopportabili e poi profughi evacuati, vite economicamente spezzate e ancora e ancora…

Un tempo una delle meraviglie d’Italia consisteva nell’armonia della sua peculiarità territoriale. Sofisticati bilanciamenti tra monti di migliaia di metri che degradando con giudizio  tra monti più bassi e poi colli e colline sfociavano in pianure. Furono così laghi e torrenti e fiumi che s’offrivano infine al mare, ma mica di colpo bensì con altre micro gradazioni d’armonia. Il mare, a sua volta, s’adeguava allo stesso modo e da lì ripartiva con uguale criterio per formare altre vite…

Il nostro Paese oggi sta così: groviera precaria per distruzioni (e distrazioni) territoriali di massa perché menti diaboliche (peggio che terroristiche) decisero di tranciare quegli equilibri perfetti. I soloni istituzionali e no che almeno partendo dal 2000 s’occuparono e s’occupano di grandi opere italiane (a sentir loro indispensabili) non hanno evidentemente ritenuto “grande opera” il riassetto strutturale (almeno idrogeologico) del Paese, infatti a questo hanno riservato (inutili) elemosine di facciata, mentre alla trapanazione devastante per abbuffare le grandi opere hanno riservato miliardi.


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