Memling. Rinascimento Fiammingo

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Memling torna a far risplendere di luce propria l’Italia. Sì, torna, perché la verità è che l’artista rappresenta l’esaltazione stessa dell’arte fiamminga nel nostro paese, la sua influenza su altri maestri italiani, da Raffaello a Leonardo, da Lorenzo Lotto al Ghirlandaio, è sottolineata unanimemente dagli storici dell’arte. Sorprende che la mostra a lui dedicata alle Scuderie del Quirinale, a cura di Till-Holger Borchert, “Memling, Rinascimento fiammingo”, sia la prima retrospettiva di spessore mai realizzata in Italia su questo protagonista assoluto, nato a Seligenstadt, attuale Germania, tra il 1435 e il 1440.

Già nelle “Vite” il Vasari racconta che una tavola del Memling era a Careggi, nella “villa fuora di Fiorenza della Illustrissima casa de’ Medici”, è la Passione di Torino dipinto a olio su tavola emblema della pittura di narrazione dell’artista. Soluzione inedita, dove la storia del Cristo si snoda in sequenze contenute in un contesto urbano, Gerusalemme, narrando appunto per immagini la vicenda dall’Orto degli Ulivi fino alla Resurrezione. Nello spirito della Devotio Moderna, riforma religiosa, incentrata sull’emulazione della vita umile del Cristo.
I committenti del dipinto, rappresentati nelle due estremità inferiori della tavola, sono Maria e Tommaso Portinari, funzionario dei Medici a Bruges.

Memling cominciò a essere apprezzato anche dagli altri esponenti della cerchia degli italiani presenti.
I mercanti per nulla parvenu: avevano una cultura ampia e profonda e l’artista fu il più richiesto realizzando per loro numerose opere diventando l’erede naturale dei maestri fiamminghi ormai scomparsi Jan Van Eyck e Roger van der Weyden.

Il rapporto artista committente è ben raccontato nella retrospettiva anche tramite gli eccezionali documenti presenti.

Il percorso espositivo, peccato l’assenza del “Trittico di Danzica”, ricostruisce perfettamente ogni aspetto della sua opera, fin dagli esordi dell’artista, scegliendo di analizzare all’inizio il rapporto con Rogier van der Weyden attraverso confronti diretti.
Il “Trittico per Jan Crabbe” di Memling per la prima volta ed eccezionalmente ricostruito per l’esposizione lascia da subito sublimati.
Sviscera poi la componente ritrattistica messa a confronto con altri pittori a lui coevi in Belgio, evidenziando in Memling, l’incredibile realismo, l’ambientazione paesaggistica, l’angolazione di tre quarti e l’utilizzo delle mani che attraversando lo spazio, stabiliscono un contatto con lo spettatore e lo introducono all’interno dell’opera.

Presenti tra gli altri “Ritratto d’uomo” della Frick Collection di New York quello della Royal Collection di Londra e “Ritratto di uomo con moneta romana” proveniente da Anversa, ritenuto da alcuni l’effigie dell’umanista Bernardo Bembo.
I ritratti devozionali, invece, costituiscono solitamente i pannelli di un dittico o un trittico, accompagnando l’immagine di Madonna con bambino e Santo, come nel caso del ritratto a Benedetto Portinari, o nel monumentale Trittico per la famiglia Moreel, capolavoro assoluto.

La penultima sezione si occupa degli altari devozionali di committenza privata con i lavori di Memling affiancati a una serie di opere che vari pittori a Bruges realizzarono per clienti italiani. Il notevole confronto tra il “Cristo Benedicente” di Memling e quello del Ghirlandaio, il “Trittico Adriaen Reins” da Bruges nonché la “Resurrezione” del Louvre impreziosiscono l’ultima parte della mostra e ci consegnano uno sguardo unico sull’artista che con il suo personale talento ha saputo influenzare il futuro dell’arte italiana.

Scuderie del Quirinale 11 ottobre 2014 – 18 gennaio 2015
Orario dalla domenica al giovedì dalle 10.00 alle 20.00 venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30
Biglietto 12 euro. 


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