Tregua

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Immaginiamo una lite nel traffico tra un guidatore alto due metri e uno molto più piccolo, che lancia pugni che il colosso neutralizza regolarmente. Basterebbe poco tempo a convincere le persone attirate dal diverbio che il gigante sta usando la sua forza solo per defendersi, anche se potrebbe stendere in un attimo  l’aggressivo peso piuma. Questo suo autocontrollo gli gioverebbe l’approvazione di tutti, e isolerebbe lo scalmanato nella sua agitazione sterile, destinata ben presto ad esaurirsi per manifesta inferiorità.

Questo è quanto si sarebbe potuto verificare tra Israele e Palestina, se solo il governo di Netanyahu si fosse limitato a neutralizzare i missili gettati da Hamas, senza reagire e mostrando al mondo – ogni razzo intercettato in più – quanto Israele sopportasse un’aggressione unilaterale, imponendosi  di non reagire per non colpire la popolazione civile di Gaza.
Il gigante con la stella di Davide si sarebbe così guadagnato – giorno dopo giorno –  il sostegno internazionale, per la sua forza trattenuta, ben sapendo che avrebbe potuto scatenare l’inferno su  Gaza.
Sappiamo come invece sono andate le cose. Occhio per occhio, le bombe, i morti, i bambini palestinesi. E l’isolamento di Israele, che ha utilizzato la sua schiacciante superiorità militare per colpire pochissimi fondamentalisti e ammutolendo  i  moderati palestinesi con  2 mila civili uccisi.
C’è una tregua. Chi la spreca è un terrorista.

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