Pasquino e il Papa Re. Il caffè 15 giugno

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Repubblica sottolinea in prima pagina l’appello di Renzi: “Pd e corruzione. Chi sa vada dal PM”. Un invito ai democratici perché facciano il loro dovere di cittadini. Giustissimo, come giusto è stato affidare a Cantone poteri anti corruzione. Naturalmente non basta, se non ci si attrezza anche per punire la corruzione. Reintroducendo, come chiede Casson su Repubblica, il falso in bilancio e cambiando i termini di prescrizione. E serve pure prevenire. Magari incaricando Circoli e giovani del Pd di denunciare politicamente i comitati d’affari e i troppi conflitti d’interesse che in ogni città assediano i partiti, specie quelli di governo.

Tante le promesse del segretario – premier. La Stampa vede il bicchiere a metà pieno. “Piano scuola al via. Pronto un miliardo per 20mila cantieri”. Il Corriere della Sera vede che manca ancora acqua nel bicchiere. Perché se Renzi ha parlato di semplificazione fiscale, intanto gli italiani fanno i conti con “Il groviglio di tasse sulla casa. I calcoli Tasi da non sbagliare”. Da parte sua il Giornale contesta la nomina di Rossella Orlandi all’Agenzia delle Entrate: “Nuova banda di tassatori. Renzi piazza al ministero dell’economia la vecchi banda dei vampiri fiscali di Visco”. Il Fatto Quotidiano ritiene di aver scoperto tre pagamenti da 20mila euro dal Consorzio Venezia Nuova alla fondazione VeDrò”. “Mose ecco i soldi per Enrico Letta”, è il titolo.

Il resto dell’intervento di Renzi, dal recupero della festa dell’Unità, “Tortellini e comizi”, scrive Repubblica, al Do di petto finale con cui ha cinicamente asfaltato Mineo, alla bugia ripetuta fino alla nausea secondo cui chi dissente porrebbe “veti” e frenerebbe “le riforme” (ma su questo gli ha risposto benissimo Tocci), tutto il resto del Renzi-pensiero, lo riassume il più autorevole editorialista del Corriere della Sera, cioè Giannelli. Titolo: “La squadra del cuore”. “Matteo sono le 4 del mattino, sei ancora lì?”, chiede la signora. “Ho visto la partita ma poi mi sono addormentato. Ho sognato che giocavo in nazionale”. Curiosa la moglie chiede: “con quale ruolo”. “In tutti!” è la risposta. Ecco il senso profondo della svolta di Renzi dopo il 40,8%. Non temete: faccio tutto io! Lotto contro i corrotti e rilancio la scuola, tratto con Forza Italia e Lega e faccio le riforme, poi riformo la giustizia e fondo un nuovo giornale, metà Europa e metà L’Unità. Mio il brand della rottamazione, ma anche quello di Moro e di Berlinguer. Dentro il “Partito della Nazione” proteggo e promuovo chi sta con me ma offro al pubblico ludibrio, accusandolo di sabotare il futuro, chi solo osi formulare un pensiero in parte difforme.

Chi scrive questo Caffè, poi, dovrebbe tacere per sempre. Meglio scomparire. L’ha detto il segretario dal pulpito, lo ripetono migliaia di tweet e di mail. Sono il primo ad essere arrabbiato e frastornato per quelle poche frasi che ho pronunciato l’altro ieri in libreria. Ma, che volete, forse per inerzia, le cellule grigie continuano a lavorare. Allora osservo come Renzi abbia detto una cosa non vera. Non ho usato la parola autistico come insulto. Semmai l’ho fatto per spiegare una straordinaria, stupefacente, capacità di Renzi, quando si tratta di comprendere e risolvere le equazioni complesse della politica. Comunque non avrei dovuto farlo. La realtà dell’autismo andrebbe evocata per proporre buone leggi e sostenere la battaglia delle famiglie, non a sproposito come ho fatto. Ma non ho usato il termine “autistico” come insulto. Renzi forse ha inteso che io l’abbia fatto per denunciare una sua incapacità d’ascolto. Non era la mia intenzione. Comunque mi scuso, come mi dispiace di aver accennato alle letture e agli studi suoi e della Boschi.

Tuttavia, e non cerco scuse, il segretario ha fatto di peggio. Da quello sprezzante “ci sono senatori in cerca di visibilità”, alla domanda retorica della Boschi “perchè non se ne va?, al “Mineo, chi? Di Nardella. Al grottesco “non lascio il Paese in mano a Mineo”. L’uomo della provvidenza ha personalizzato uno scontro politico. Si è scelto l’antagonista (il “vecchio” giornalista della Rai voluto in lista da Bersani) per non rispondere nel merito delle obiezioni, civili e costituzionalmente fondate, di Tocci e Corsini, Mucchetti, Gatti, e poi Chiti, Micheloni e Casson, D’Adda, Ricchiuti e Dirindin, per non citarne che alcuni.

Personalizzando lo sconto, Renzi si è proposto di ridurre questi Senatori al silenzio, in subordine di dividerli e schiacciarli uno dopo l’altro. Non mi sembra una gran prova. Direi anzi che traspare una certa fragilità. La battaglia non sarà breve. In questo momento mi chiedo se, dopo la caduta dell’altro ieri, io abbia ancora il diritto di condurla al pari degli altri. Ma la battaglia continuerà. La Costituzione è cosa troppo seria per liquidarla con battute frettolose e ambivalenti. E poi, Matteo, ricorda che Roma applaude sempre il Papa Re,  ma poi si stringe intorno a Pasquino.

Da corradinomineo.it


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