Largo ai vecchi, torno in Rai!

0 0

Il momento nell’azienda radiotelevisiva di servizio pubblico è difficile, forse persino più di quanto appaia, e un vecchio militante del “Partito Rai” come sono stato per 40 anni non può tirarsi indietro. Giuro che non sto dando i numeri. Ho ricevuto una sorta di cartolina di precetto. No, non da parte di Luigi Gubitosi, il Direttore generale che vorrebbe ma non riesce ad andarsene. Neppure da Valerio Fiorespino, capo del personale Rai di ritorno che ha esaurito tutti i suoi entusiasmi la prima volta. Neppure un tacito invito dagli amici dell’UsigRai, new generation che giustamente ci ha archiviato assieme ai ricordi del passato, in attesa di rivederci di sfuggita a qualche prossimo funerale. Adesso basta tergiversare: i fatti, le News, da non confondere con sigle di telegiornali che non portano bene.

«Preg.mo Giornalista professionista Ennio Remondino». Il dottor Maurizio Romano Conte che mi manda l’invito dev’essere rimasto l’ultimo a intendere giornalista con la G maiuscola. Comunque il dottor Romano Conte si pregia di informarmi che “Il 24 p.v. scadrà il termine per la presentazione della domanda”. Domanda per che cosa? La sorpresa è tutta nel neretto che mi era sfuggito sopra, per svista o forse per assurdo: «Selezione 100 giornalisti RAI”. Porca miseria -mi dico- siamo più o meno a quota 2 mila ne servono ancora 100? Seconda perplessità: perché non c’è un limite d’età, un vincolo, una caratteristica, delle esperienze professionali specifiche richieste? Forse sull’esperienza di giornalismo radiotelevisivo qualche vantaggio lo avrei ma -a quanto pare- non viene richiesta.

Deciderà la “Multiple choice”, che dev’essere un modo cretino ora di moda per chiamare i vecchi quiz da vecchio esame per la patente. Più o meno come un recente “Job posting” Rai -candidatura a un incarico- per le corrispondenze estere la cui entità di presa per il sedere ha superato la decenza. Sulle risposte da dare a certe managerialità semplicemente cretine e banditesche, aspetto di essere rientrato in Rai prima di pronunciarmi. Se ce la farò a passare la prova per essere assunto. Perché vengo informato dal gentile dottor Romano Conte che dovrò superare prove di “cultura generale, attualità, ordinamento dello Stato, norme sulla stampa e sul sistema radiotelevisivo”, eccetera eccetera. Già tremo. Anche perché mi spiegano che solo 400 saranno ammessi alla seconda prova.

Fine dello scherzo: la lettera citata l’ho ricevuta davvero, anche se da un ‘Istituto Multidisciplinare’ che voleva offrirmi un corso di preparazione per l’ambito posto in Rai al moderato costo di Euro 1500 Iva compresa. Primo pensiero: “distratti” loro (quelli della scuola), che non guardano le date di nascita. Controllo sul bando Rai e scopro che i “distratti” sono altrove: l’azienda non prevede limiti di età. Adesso sono cavoli loro. Voglio vedere chi troverò a farmi l’esame! Ora confesso, la sciocchezza di cui sopra m’è tornata alla mente di fronte alle polemiche suscitate dal risparmio forzato imposto dal governo anche alla Rai. 150 milioni di tagli fanno paura a tutti e -come da Usigrai- non può essere il governo a dire come e dove tagliare, ma i tagli li ha decisi l’azionista.

Ora due o tre cosine sull’azienda a cui ho dedicato gran parte della mia vita, qualche volta persino rischiandola. Iniziamo dal gruppo dirigente. Gentile dottor Gubitosi, mi dicono che Lei, dopo i tagli agli stipendi dei supermanager pubblici, abbia deciso di rimanere in Rai. Mi congratulo. Ma come la mettiamo ora con quella decina e oltre di alti dirigenti che Lei ha importato in Rai senza apparenti grandi meriti salvo una sua fruttuosa amicizia? Malignità certamente, ma se fosse, iniziamo i tagli da loro? Lasciamo stare la caricatura del concorso per altri 100 giornalisti. Vero è che le redazioni regionali sono sotto organico. Mi scusi, ma chi è che ha consentito comode migrazioni dalla sedi regionali dove erano stati/e fittiziamente inseriti/e per poi far tornare rapidamente a Roma?

Gentilissimo signor direttore generale, la sola volta che ho avuto l’onore di incontrala, Lei era appena arrivato: un“marziano” piombato sul pianeta Rai. Quattro anni dopo il marziano sono io ormai esterno. Però l’azienda la conosco. Io sapevo-so chi tra i miei colleghi è bravo e chi non lo è, chi è pelandrone e chi è volenteroso. So abbastanza anche sui dirigenti di altri settori. Le persone per bene e quelle da cui guardarsi, le persone capaci e quelle con solo amici potenti. Caro dottor Gubitosi, leggo che i telegiornali in generale perdono ascolti ed alcuni vanno decisamente male e mi narrano di una macchina aziendale con settori in gravi crisi di decenza. Non mi dica che nel fare certi direttori non sapeva che stava promuovendo capre che ci avrebbero reso solo cavoli, amari.

Un piccolo passaggio ai signori consiglieri di amministrazione. Gentili signori, temo di essere oltre i cento di consiglieri Rai nella mia vita. Quindi mi perdonerete una certa superficialità. In realtà, scusate il dire franco, mai Consiglio di amministrazione risultò più anonimo e silente di questo. Nel passato ho avuto amici e nemici tra di voi e tra i vari Presidenti e Dg. Con alcuni ci sentiamo ancora oggi per parlare male di voi. Delle nomine e della conoscenza reale dell’azienda direi che è la destra che oggi conta. La ‘sinistra’, indicazione convenzionale, se c’è dormiva. Ho stima e conoscenza personale del dottor Colombo, ma come giudice. Ho simpatia per Benedetta Tobagi, ma come conduttrice di Caterpillar. Sulla presidente Tarantola non oso e esprimo soltanto rispettosa simpatia.

Ultimo passaggio in questa ‘comunicazione di servizio’ sul mio rientro in Rai, il sindacato. La ‘mia’ Usigrai di cui fui tra i fondatori (spero che non sia una colpa). Cari amici che conosco solo in parte, so che è più facile giudicare che fare, ma l’impressione esterna è di un eccesso di condiscendenza rispetto ad un direttore generale che sino ad oggi ha goduto di un percorso privilegiato su operazioni discutibili. Certe nomine e certa promozioni a raffica gridavano da subito vendetta a Dio. Ora l’attacco di Renzi. Leggo della battaglia su Sedi regionali e Rai Way. Vendere le antenne e qualche sede faraonica. Per ora il vostro No categorico. Un sussurro da vecchio ‘garante’: attenzione che il Partito Rai è morto assieme a tanti altri. Una battaglia d’opinione pro Rai sarebbe persa in partenza.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21