Il fanatismo di Yusuf continua ad animare l’estremismo integralista di Boko Haram

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Il 31 luglio 2009 la BBC pubblicò un’intervista a Ustaz Mohammed Yusuf, leader del gruppo terrorista islamico “Boko Haram”. Yusuf era la guida politico-spirituale e il fondatore dell’organizzazione (2002). Sognava una Nigeria convertita alla Sharia, dove il sangue degli “infedeli” avrebbe sciacquato i sacrilegi della cultura occidentale. La violenza è il tratto distintivo di un disegno provvidenziale tessuto nel culto della paura. La lista degli orrori si alimenta tra le fiamme e i proiettili: sequestri, sparizioni e vittime annientano i civili senza dare credito al documento d’identità.

I militanti di Boko Haram comunicano solo in Arabo per dimostrare la propria lealtà al Corano islamico. L’integralismo religioso ha tuttavia indotto Yusuf all’incapacità critica: negare la sfericità terrestre, l’evoluzionismo di Darwin e il fenomeno dell’evaporazione come origine delle piogge, testimoniano la superbia di un pensiero statico e anacronistico.
Mohammed Yusuf venne arrestato il 28 luglio 2009 e rimase vittima di un disperato tentativo di fuga. Al momento della cattura, interrogato dalle forze dell’ordine, non abbandonò i propositi di una vita:
-What did you do?
“I don’t know what I did, I’m only propagating my religion Islam”.
A circa cinque anni dalla sua scomparsa, il fanatismo di Yusuf continua ad animare l’estremismo integralista di Boko Haram. È trascorso un mese da quando, 14 aprile 2014, i “Taliban” hanno sequestrato 200 studentesse liceali da offrire come riscatto per la liberazione dei compagni incarcerati. L’ultimo video inviato dall’organizzazione è il ritratto di un sistema improntato sul silenzio e sulla discriminazione: le ragazze, in evidente trauma psico-fisico, sono “invitate” a proclamare la presunta conversione all’Islam.
In attesa di nuovi risvolti, ci associamo alla campagna di solidarietà internazionale #BringTheGirlsBack, nella speranza che il messaggio coranico possa suggerire ben altro lietofine: “[…] Aiutatevi l’un l’altro in carità e pietà e non sostenetevi nel peccato e nella trasgressione”.

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