Trapani ricorda Barbara, Giuseppe e Salvatore Asta

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di Laura Spanò 

Sport, Diritti e Legalità. È stato questo il tema portante di questa settima edizione della manifestazione “Non ti scordar di me” organizzata dall’amministrazione comunale di Erice e da Libera per ricordare la “Strage di Pizzolungo”. Una strage destinata al giudice Carlo Palermo che invece coinvolse Barbara Rizzo Asta e i suoi gemelli di sei anni, Salvatore e Giuseppe, il 2 aprile del 1985 in provincia di Trapani. Ed è stato lo sport a fare da traino alla settimana della memoria e dell’impegno, coinvolgendo tutte le scuole di ogni ordine e grado del territorio ericino e con loro anche i giocatori della Pallacanestro Trapani prima e del Trapani Calcio poi. Due gli appuntamenti clou. Intanto con le scuole primarie e secondarie che hanno dato prova che anche con l’Arte e lo Sport si può dire no alla mafia e alla violenza. Con le loro esibizioni hanno saputo emozionare quanti affollavano i saloni del Seminario che hanno ospitato le iniziative. Protagonisti assieme ai ragazzi: Rachid Berradi, olimpionico e primatista italiano di mezza maratona; Robert Lowery, giocatore della Pallacanestro Trapani; Lino Lardo, coach della Pallacanestro Tp e Giacomo Genovese, che si occupa del settore giovanile della stessa squadra…Ognuno di loro ha portato la sua esperienza … ognuno di loro ha confermato come lo sport non è solo una formazione tecnica: praticare lo sport vuol dire saper condividere il gioco e il divertimento, ma è anche indispensabile la conoscenza delle regole… educare allo sport significa promuovere nuove e prossime generazioni consapevoli e responsabili del senso civico, nel gioco di squadra sancito dalle regole di convivenza reciproca, nell’universalità dell’uomo. Ad un pubblico in visibilio per la presenza del loro beniamino, hanno raccontato di come lo sport arricchisce ogni persona in ogni età della sua vita. … di come lo sport educhi la coscienza morale e civica del giovane che va formata in età scolare fino alla maggiore età, quale elemento in grado di fondare i valori di lealtà, solidarietà, del rispetto reciproco e fratellanza che uniscono gli uomini di tutto il mondo valori che devono animare ogni competizione sportiva. In definitiva di come educare allo sport e alla conoscenze delle regole del gioco forma il migliore cittadino europeo e del mondo, perchè lo sport ha carattere universale. L’altro appuntamento con lo Sport, quello con la “S” maiuscola si è tenuto al Pala Cardella con un triangolare di calcio. In una mattinata si è scoperto come proprio attraverso lo sport, possano coesistere: la condivisione, il rispetto reciproco, la solidarietà, la fratellanza, il divertimento. La prova le tre squadre che si sono confrontate. Tre squadre formate da studenti dell’Alberghiero e dello Sciascia di Erice e da alcuni ospiti del centro Solidalia, ospiti che arrivano dal Sud del Mondo… immigrati. Dunque ragazzi che mai prima d’ora si erano incontrati ma che a vederli giocare insieme sembravano che si fossero lasciati appena la sera precedente. Alla fine ha vinto lo slogan dell’iniziativa “Diamo un calcio al razzismo” ha vinto: la fratellanza, il divertimento, la condivisione. Poi la ciliegina sulla torta, due beniamini del Trapani calcio: Luca Nizzetto e Simone Basso esterno destro ed esterno sinistro. Beh che dire di loro, sarebbe sempre poco. Due professionisti, due perle del calcio che conta, due ragazzi che attraverso lo sport e grazie allo sport e al calcio sono diventati uomini e che non hanno voluto mancare a questa iniziativa per portare il loro messaggio. Un messaggio che vediamo ripetersi ogni sabato in ogni campo di calcio, quando tutti loro scendono a giocarsi la partita fino alla fine. Il loro è stato un messaggio che si traduce in rispetto delle regole, condivisione, fratellanza, divertimento, impegno educativo nel sociale, passione, partecipazione, promozione, senso civico. Un messaggio quello lanciato da Nizzetto e Basso anche a nome degli altri compagni raccolto dai ragazzi che alla fine come sempre accade li hanno letteralmente assaliti per l’autografo e la foto di rito. Per una mattinata ancora lo sport per dire no alla violenza e alla mafia.

Alla manifestazione era presente anche Margherita Asta, figlia e sorella delle tre vittime, a lei il calcio d’inizio del triangolare, che ha visto in campo le tre squadre con i nomi di Barbara, Giuseppe e Salvatore. Per la cronaca il triangolare è stato vinto ai calci di rigore dalla squadra di Barbara, ma anche Salvatore e Giuseppe gli hanno dato filo da torcere fino alla fine. Presente anche il sindaco Giacomo Tranchida, l’assessore allo sport Daniela Toscano, i genitori di Nino Via (il giovane medaglia d’oro al valore civile del Presidente della Repubblica, morto per salvare un collega ucciso da alcuni malviventi nel tentativo di rapinargli l’incasso della giornata) Maria e Liberale… Ma le giornate della Memoria hanno anche visto altri momenti importanti che hanno ancora avuto come protagonisti quest’anno ancora giovani. Giovani questa volta che arrivavano da Trieste, Napoli, Potenza, Palermo, Milano, Roma, Trapani. Giovani che vivono in case-famiglia o comunità di queste città. Giovani che stanno pagando il loro debito con la giustizia e la società, non dietro le sbarre ma impegnandosi e costruendo il loro futuro attraverso un progetto che passa attraverso la presa di coscienza dei loro errori e impegnandosi a favore degli altri. Giovani che prestano assistenza ad anziani e disabili, che aiutano nelle mense per i poveri, ma anche ragazzi che studiano e si preparano ad un futuro migliore ad una vita normale . Una ventina ne sono arrivati a Erice, giovani che quando erano minorenni hanno commesso un reato ed oggi sono seguiti dal Dipartimento di Giustizia Minorile. Nel corso dell’appuntamento dal tema “Memoria è impegno …ogni terra un suo dolore”, questi giovani assieme agli studenti di alcuni Istituti superiori di Erice e ad alcuni studenti che arrivavano da Firenze, sono stati i veri protagonisti del dibattito. I ragazzi presenti alla manifestazione infatti hanno raccontato del progetto di educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva realizzato assieme a Libera. Come? È presto detto. Sono stati in contatto con uomini e donne, familiari di vittime di mafia ognuno nel proprio territorio di appartenenza. Con magistrati, forze dell’ordine e dell’antimafia, con loro hanno raccontato e ricostruito la storia e poi ne hanno realizzato dei “corti” che poi hanno proiettato in sala. Uno di questi era dedicato a Nino Via, il giovane commesso ucciso nel corso di una rapina per salvare un collega. In sala i genitori e le sorelle di Nino, morto a 23 anni, la mamma Maria il papà Liberale e le sorelle Stefania e Tiziana. Gli altri video erano dedicati a vittime mai adeguatamente ricordate, Eddi Walter Cosina, Pietro Sanua, Matilde Sorrentino, Elisa Claps. Un modo sincero questo proposto dai ragazzi per raccontare come si può fare legalità e si può anche parlare di cambiamento. Hanno parlato davanti a loro coetanei, studenti delle scuole superiori di Erice, Sciascia e Vincenzo Florio, di Firenze, Elsa Morante. Tutti poi protagonisti di un grande abbraccio. A chiudere la mattinata il sostituto procuratore della Procura di Trapani Andrea Tarondo che da 17 anni, lui bolognese doc, si occupa di connessioni tra mafia-appalti- politica-imprenditoria e massoneria.

“La mafia è ancora forte. S’infiltra nel sistema di gestione del potere, sia politico che economico. Vuole fare affari, vuole fare accordi. Entrare in contatto con il mondo della criminalità, avviare trattative, è una cosa inaccettabile”. Poi avvisa “Mai scendere a compromessi con la mafia”. E a proposito delle vittime della mafia e di quanto proposto dai ragazzi ha sottolineato “Quando vediamo quale era la vita delle vittime e il modo barbaro in cui è stata stroncata, quando vediamo il male fatto ai bambini comprendiamo che non ci sono più dubbi su qual è il lato giusto e il lato sbagliato della barricata. Allora dobbiamo partire, dalla necessità di costruire una società in cui questo non debba accadere, una società in cui chi è mafioso deve essere emarginato”. Giacomo Tranchida sindaco di Erice, ha invece richiamato tutti ad un vero impegno antimafia. Spesso – ha detto – se non c’è il fatto di sangue noi abbiamo la testa altrove. Ma la mafia non è un problema di magistrati poliziotti, giornalisti o sindacalisti, è un problema di tutto noi, è un problema nostro”. Alle iniziative anche Margherita Asta che ha ribadito come per molti anni non abbia partecipato alle iniziative organizzate dall’amministrazione comunale perché semplice passerella e retorica. “Oggi – ha detto – per fortuna la situazione è cambiata e la prova sono i tantissimi, giovani che hanno partecipato attivamente alle varie iniziative portando ognuno la loro testimonianza e divenendo loro stessi la memoria di domani”.

Da liberainformazione.org


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