Per un pugno di euro. Caffè del 17

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“Tagli e tasse. Stato confusionale” il titolo del Giornale esagera e fa propaganda. Cerca di coprire i molti guai del Grande Fratello dell’Editore (per il quale, fratello, è stato chiesto un supplemento d’indagine per compravendita di senatori), mentre è alle prese con una campagna elettorale che vuole condurre in prima persona, ma nella quale dovrà mordersi la lingua per non irritare i giudici incaricati di vigilare sull’esecuzione della pena comminatagli per truffa.

È però vero che il Governo ha dovuto modificare le sue intenzione sul bonus degli 80 euro, “Cambiano le regole” dice la Stampa. In particolare ha incluso nel provvedimento  i “mini redditi” cui ha attribuito un “bonus di 40 euro”, come scrive il Corriere. Ed è vero che è apparsa ieri affannosa la ricerca delle “coperture”. “Spunta il taglio delle detrazioni”, scrive il Sole24Ore. “Tagli agli stipendi di toghe e docenti”, fa eco Repubblica. Questa non è una buona notizia perché è discutibile far pagare più tasse (meno detrazioni vuol dire più tasse) a persone e famiglie che guadagnano 55mila euro lordi, ma che non per questo possono dirsi agiate.

Ma arrivano dalla giornata di ieri anche notizie meno negative. Pare che saranno tagliati gli acquisti di F35, ed è partita la lettera all’Unione Europea in cui si annuncia che sarà rinviato di un anno il pareggio di bilancio. Ieri era sembrato che il Governo volesse toccare anche la Rai, colpendo l’evasione del canone che sarebbe stato riscosso insieme alla bolletta elettrica, ma chiedendo a Viale Mazzini un taglio dei costi per 170 milioni. Non se n’è fatto niente. Giannelli, sul Corriere, descrive un Topo Gigio Renzi che dice “smentisco” porgendo il microfono a un grosso cane, un “canone”, Rai molto ringhioso. Il Fatto Quotidiano, invece, loda il DG Rai, Gubitosi, che “si ribella a Renzi”.

“In mano ai filo Russi l’Est dell’Ucraina E la Nato si mobilita”, titola il Corriere della Sera. Repubblica si chiede “Perché mezzo mondo tifa Putin sull’Ucraina”. Marta Dassù spiega, per la Stampa, come “i Russi vedono la crisi”. Insomma “la larga offensiva anti terrorista” annunciata dal governo di Kiev nell’est del paese, si sta rivelando un flop. Lì le popolazioni ucraine vogliose restare anche russe, talvolta in primo luogo russe. Togliere loro lingua e identità è una pretesa da pazzi. E le truppe americane, che si affannano ai confini dell’orso russo, non risolvono il problema. Meno che meno le sanzioni, che permetteranno a a Putun di nazionalizzare. L’Europa, dice Dassù, continua a latitare.

Voto di scambio. Ingroia avrebbe voluto una legge che punisse chi si mette a “disponibilità” della mafia, Piergiorgio Morosini, Gip a Palermo, sostiene che si tratterebbe di “un principio vago”, indigesto per la Suprema Corte. Chi ha votato la legge sottolinea come il politico sarà punito per la promessa di “appalti, permessi, licenze, posti di lavoro”, Gratteri obietta che un minimo di 4 anni è troppo poco per il figlio del mafioso diventato burocrate, “uomo dello stato” o politico (perchè questo è il caso della sua Calabria). Io penso che la riduzione delle pene sia stato errore grave, e tuttavia che 10 anni di massimo della pena eviteranno comunque la prescrizione del reato. Il dibattito deve proseguire. Quello che non si può fare, invece, è trasformarlo in una rissa immonda, accusando chi non la pensa come te d’essere un mafioso, un piduista, un untore.  È il caso dei 5 Stelle, che poi hanno pure la faccia tosta di fare le vittime. “Non cadiamo nelle provocazioni”, ha detto ieri il Capo Gruppo Bucarella. Surreale, pura arte, il provocatore che si sente provocato!

Da corradinomineo.it


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