La sfiducia a Shirdon sfiducia tutte le istituzioni somale

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Nella mattinata di ieri nel Parlamento di Mogadiscio si è votata la sfiducia al Primo Ministro Shirdon per la pretesa modestia del suo esecutivo, ma negandogli di assistere al dibattito e prendere la parola in aula per illustrare i traguardi raggiunti. Glielo ha negato il Presidente dell’Assemblea Mohamed Sheikh Osman Jowari che ha così tradito i principi fondamentali della democrazia di cui il Parlamento è concreta espressione e dimostrando così, in prima persona, di non essere all’altezza del ruolo che riveste. Il Parlamento serve infatti a discutere su qualunque affare di interesse dello Stato, ma sempre secondo le regole fondamentali di qualsiasi dibattito e prima fra tutte quella del contraddittorio.
Ciò che avrebbe dovuto fare un capo di stato come il Presidente della Repubblica Federale Hassan Sheikh Mohamud, era lasciar presentare a Shirdon la sua rosa di ministri al Parlamento per ottenerne la fiducia. Ove fosse mancata, eventualmente per l’assenza del sostegno del Presidente Mohamud, Shirdon sarebbe stato costretto a dimettersi senza alcuna violazione delle regole democratiche. Invece, con la sfiducia a Shirdon orchestrata fuori della discussione parlamentare, è crollata la credibilità e l’affidabilità delle istituzioni apicali somale.
L’autoritarismo spiegato anche in questa occasione dal Presidente Mohamud per rimuovere la prassi universale di non sfiduciare nessun esecutivo in assenza del contraddittorio è stato passivamente accettato da quei parlamentari che, dopo il voto, si sono messi in fila fuori dalla porta del Presidente per elemosinare il saldo di quanto concordato.
Così è fallita l’intera road map che, attraverso le nomine dei parlamentari indicati dai Saggi dei vari clan, aveva sperato di costituire un Parlamento che avesse a cuore la Somalia e non il portafoglio.
E invece la scelta di ieri mette e rischio proprio il portafoglio della Somalia.
Dopo l’arrivo del Presidente Mohamud a Bruxelles lo scorso settembre, dove è stato accolto a braccia aperte dai capi dell’Unione Europea – ultima istituzione visitata da Mohamud, dopo gli incontri all’ONU, con Obama, in Turchia, a Londra, in Italia … – si è assistito ad una totale inversione di tendenza rispetto ai valori cari all’Occidente.
Alla giornalista che ha denunciato lo stupro subito da due uomini in divisa operanti anche nella Radio di Stato, è stato comminato l’arresto nel carcere più duro di Mogadiscio. In Occidente la violenza sulle donne è uno degli argomenti più sensibili di questi ultimi anni. Arrestare una donna che si dichiara violentata è un dito nell’occhio del mondo democratico.
Sono stati anche arrestati il direttore di Radio Shabelle, che ha diffuso la denuncia della ragazza violentata, ed il suo editore, ora accusato di attentato alla nazione e in procinto di essere condannato per direttissima. I tre arrestati sono ancora in isolamento e invano digiunano contro l’ingiustizia che stanno subendo. Anche il bavaglio alla stampa è un altro oltraggio ai valori occidentali dove si è convinti che le critiche aiutano a crescere e il loro rifiuto spiana la strada alla dittatura.
La Governatrice della Banca Centrale che intendeva custodire le donazioni della comunità internazionale per la Somalia, ha subito pressioni e minacce, anche alla sua incolumità, denunciando rischi di corruzione nell’entourage del Presidente Mohamud con una lettera di dimissioni dai dettagli impressionanti.
Molti dei consiglieri di Mohamud hanno vissuto a lungo in Europa e in America. Costoro sanno benissimo quali sono i valori non negoziabili dell’Occidente, sicché averli coscientemente violati virando verso l’autoritarismo non può che appartenere ad una precisa scelta di campo ed al rifiuto del sostegno internazionale democratico nella convinzione che altri e diversi donatori sosterranno la leadership di Mohamud. E’ un’illusione velleitaria.
Nessun sostegno può essere altrettanto forte ed efficace quanto quello dell’ONU e dei paesi occidentali i quali, di fronte all’ira della Vice Primo Ministro e Ministro degli esteri somalo Fawzia Hagi Adan, che rimproverava all’UE il mancato pagamento degli aiuti promessi a Bruxelles, hanno già risposto che gli aiuti ci sono, ma vengono dati alle regioni che se lo meritano, indicando espressamente il Somaliland ed il Puntland.
La votazione di ieri contro Shirdon significa che il sostegno finanziario, d’ora in avanti, ci sarà solo a favore di quelle aree che offrono credibilità, affidabilità e stabilità. L’Europa si sa che punta sul Galgudud e sul Puntland. L’Inghilterra continuerà ad appoggiare il Somaliland; il Kenya sosterrà il vicino Jubaland… Insomma, ogni Stato donatore adotterà una regione preferendo quelle meglio strutturate e più sicure ed il sogno di una Somalia nuovamente unita e forte, pur nel rispetto delle autonomie, è definitivamente tramontato con la votazione di ieri in Parlamento. Ci rimetteranno le regioni meno organizzate, quelle più rissose, quelle più inaffidabili, determinando una Somalia a due velocità che si divaricheranno sempre più a causa degli appetiti di quegli affamati cui il vestito istituzionale sta troppo largo per poterlo indossare con la dignità che meriterebbe.

http://primavera-africana.blogautore.repubblica.it/?ref=HROBA-1


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