“Centri di Identificazione ed Espulsione”, quei luoghi non luoghi dove internano carni e speranze

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Sono notizie che scuotono, quelle arrivate qualche giorno fa da Palermo di un naufragio al largo di Lampedusa, un naufragio tra i tanti. Quelle che ci raccontano dei nostri marò del Battaglione San Marco che hanno accolto e raccolto in mare un bel gruppo di profughi siriani. Li avrebbero divisi tra donne e uomini e bambini, i militi del glorioso battaglione. Perquisiti e derubati di ori e denari  in quantità (64mila euro e 25 mila dollari, denunciano i migranti). Chi li aveva cuciti nella biancheria intima, chi incollati tra i seni. Loro, i profughi,  parlano. E ci raccontano delle menzogne sulla restituzione dei beni che per loro rappresentavano il passaporto per raggiungere l’Europa dopo essere fuggiti da tutto, con tutto quello che avevano. Li hanno fatti scendere dalla corvetta ancora separati: prima le donne e poi gli altri. E via,  a sos eseguito, di nuovo  a salvar vite nei mari delle nostre vacanze. Miseria e infamità.

Stessa famiglia di quella del prete che qualche anno fa incassava soldi pubblici e  si deliziava ad ingozzare con carne di maiale cruda, solo dopo averli pestati a dovere, un gruppetto di musulmani che chiedevano il perché, riottosi, dell’ingiusta detenzione nel famoso (allora) Cpt di San Foca, provincia di Lecce. Che lui, don Cesare Lodeserto,  gestiva con la collaborazione di un intero contingente dell’ XI Battaglione dei carabinieri di Puglia e qualche straniero dimentico delle proprie origini e della propria dignità di uomo al soldo dell’allora Curia leccese. Miseria e crudeltà. Che diventa rabbia a sapere delle condanne prescritte a Lecce e in ogni dove, dei denari e della giustizia usati come una mela da un baco viscido e avido.  Per di più col ‘monsignore’ che ancora oggi spadroneggia e ricicla milioni in Moldavia senza, ovviamente, che alcuno neppure mediaticamente se ne interessi.

Aspetti ‘diversi’ di un’accoglienza all’italiana che le politiche sull’immigrazione degli ultimi anni hanno accompagnato, a volte, inventandosi e beandosi  persino delle nostre Guantanamo oggi ‘Centri di Identificazione ed Espulsione’,  quei luoghi non luoghi dove internano  da oltre un decennio carni e speranze. E dove in tanti hanno sflilato dentro, per anni, tra applausi e flash,  promesse di beneficenza per decreto e, alla bisogna, hanno prestato coperture, connivenze di reato. Ne hanno  persino portato il ‘soggiorno’ a diciotto mesi, in tempi più recenti, nell’era più buia del rispetto dei diritti umani dei migranti che il nostro Paese abbia vissuto almeno dal dopoguerra. Oggi che fuggire da guerre e povertà è diventata italica colpa da espiare, roba da codice penale, carcere da scontare. E anche in mare, ai torturatori libici compari di ventura, respingendo chi tentava l’approdo, abbiamo saputo mostrare solo qualche tempo fa la nostra lealtà governativa, il nostro afflato solidale nel donarli alle loro libiche cure. Con tanto di (inutile?) condanna a margine da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. Miseria e sobrietà.

E nuove assurdità: i denari sottratti per decreto, succhiati dai nostri pieni di benzina per dare ai richiedenti asilo, alla fine di un  gioco dell’oca chiamato Ena (‘Emergenza Nord Africa’, nda), la patente di  nuovi schiavi nelle nostre campagne.

Questa la rotta che ancora adesso non s’è interrotta. Prosegue il  nefasto viaggio con una legge che anche l’Europa pilatesca di oggi ci invoca di cambiare. La Bossi-Fini che ha inaugurato gli anni cupi, non chiusi, di una galleria degli errori, oltre che degli orrori, ancora in vita. Con stampa e televisioni appiattite sugli indecenti rigurgiti della politica nostrana o su avanspettacoli da quarta età. Con i Festival che celebrano sé stessi ( sempre con denari pubblici) e per questo si svuotano. Con la fame di verità, giustizia e onestà che ci prende come un groppo alla gola e non ci lascia. E con l’Europa che non ha smesso di stare a guardare. Dopo almeno un decennio di muri di gomma eretti in mezzo ai propri mari anche con  la dispendiosa  e inutile security di ‘Frontex. Avanti tutta, avanti  ancora?

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