Una bomba mascherata da hard disk inviata a un giornalista de La Stampa

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Recapitata al collega Massimo Numa All’interno 120 grammi di polvere esplosiva compressa e collegata a un microchip. Gli investigatori:era pronta ad esplodere

Una bomba mascherata da hard disk. È arrivata ieri in redazione, indirizzata al collega Massimo Numa, che da tempo si occupa delle tematiche della Val di Susa e dei No Tav. La bomba era confezionata con 120 grammi di polvere esplosiva compressa all’interno di un hard disk con un microchip che doveva funzionare da detonatore non appena fosse stata collegata al computer tramite cavetto usb.

L’ordigno è arrivato in una grossa busta, spedita per posta ordinaria, regolarmente affrancata ma senza mittente. Il pacco conteneva una lettera di accompagnamento , un foglio di dimensioni A4 scritto a computer, che spiegava come il presuntO hard disk contenesse dei video con immagini girate proprio a settembre e relative ai campeggi di lotta no tav di Venaus e Chiomonte in Val di Susa. La busta ha però insospettito i fattorini del giornale e lo stesso Numa che hanno preferito chiamare la polizia. L’hard disk è stato analizzato poi nei laboratori degli artificieri e della Scientifica che hanno scoperto che era una vera e propria bomba pronta ad esplodere in meno di cinque secondi dopo essere stata collegata al computer .

La Stampa


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