A.A.A. Garante per l’onore cercasi (no perditempo)

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La Garante per l’infanzia della Regione Calabria ha rispedito al mittente i documenti che il funzionario della Prefettura di Crotone le aveva trasmesso per autorizzarla a visitare il Centro d’accoglienza d’Isola Capo Rizzato. E’ stata appellata dottoressa ma non onorevole, pertanto ha protestato ufficialmente pretendendo, prima d’assolvere il suo dovere, la correzione che a suo dire è obbligo istituzionale. Vediamo.

Il nostro Paese vanta il primato per le convenzioni protocollari amministrative, giudiziarie, politico-militari, religiose e nobiliari non solo riferite ai titoli dei funzionari, ma pure all’abbinamento di rispettivi appellativi onorifici. Sicché un vescovo (titolo del funzionario ecclesiastico) si dovrebbe aggiungere  l’ onorifico “eccellenza” e così farete con il prefetto, l’ambasciatore, il primo presidente e il procuratore generale di Cassazione, di Corte d’Appello e i procuratori generali. Se volete fare i fighi un senatore potete addirittura chiamarlo “amplissimo”, anche se in disuso, come è uso con il preside universitario (mentre al rettore spetta il “magnifico”). Occhio però: che mentre l’universitario (forse) si compiacerà della vostra erudizione, il senatore specie se in abbondante soprappeso, potrebbe denunciarvi al “garante dei filiformi diversi”…

Tali consuetudini non sono imposti per legge, ma affidate a vecchi retaggi più o meno nobili poi trascinati nei secoli fino alla nostra Repubblica. La semplicità e il significato di “signora” e “signore” non sono tenuti in considerazione e perciò ancora troppi nel loro DNA conservano l’elica del “lei non sa chi sono io” e dunque s’arrogano diritti inesistenti.  Ed è proprio il titolo “onorevole” che, guarda caso, eccelle in tal senso. Con l’Unità d’Italia nel parlamento torinese affluirono professionisti eletti nel sud che si trovarono a disagio accanto a principi, duchi ecc. del centro-nord e fu così che Cavour, non potendo concedere titoli nobiliari ai borghesi, pensò bene di conferire a tutti i deputati il titolo d’onorevole appagando la “vanità” dei borghesi che si sentivano in questo modo omologati ai sangue blu. Questa pensata, peraltro sconosciuta in tutti i parlamenti del mondo, fu abrogata dal partito fascista nel ’39 che la sostituì con “consigliere nazionale”. Con la nascita della Repubblica i nostri hanno riacciuffato “l’onorevole” (per fregiarsi di che?) senza però ripristinarlo con una legge ad hoc. Dunque a oggi, per quanto ad honorem, siamo in odor (più che onor) d’abuso.


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