Cie: Medici per i Diritti Umani, “Inefficaci e dai costi umani inaccettabili”

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Medici per i Diritti Umani (MEDU) esprime profonda costernazione  per il decesso del giovane Moustapha Anaki trattenuto presso il Centro di Identificazione ed Espulsione (Cie) Sant’Anna di di Isola Capo Rizzuto (Crotone). Secondo le prime, frammentarie notizie riportate dai mezzi di informazione, le cause della morte, avvenuta il 10 agosto, rimangono ancora da chiarire: in base all’autopsia disposta dalla Procura della Repubblica il decesso sarebbe stato provocato da una non meglio specificata “cardiopatia” anche se il medico legale si e’ riservato l’esito finale, dopo aver riscontrato nel corpo del giovane la presenza di alcune sostanze, probabilmente farmaci, alle quali potrebbe essere ricondotta una concausa della morte. La tragica notizia è stata riportata dalla stampa solo ieri, a nove giorni dal decesso e a una settimana dallo scoppio di una rivolta dei trattenuti che ha causato la totale inagibilità e quindi la chiusura temporanea della struttura. Ciò conferma la natura di luoghi chiusi di questi centri, separati dal territorio e in alcuni casi  difficilmente accessibili da parte della stampa, delle organizzazioni indipendenti e della società civile.
Il Cie in questione è stato visitato dai medici e gli operatori socio-legali di MEDU lo scorso gennaio e in quell’occasione venivano rilevate  gravi carenze. Il Cie appariva infatti in pessime condizioni strutturali (nonostante la chiusura dal 2010 al 2012 per lavori di ristrutturazione in seguito a gravi danneggiamenti causati da una serie di rivolte nel 2010), con standard qualitativi non adeguati e servizi ridotti al minimo (il budget giornaliero per singolo trattenuto è di 21,42 euro al giorno, il più basso di tutti i Cie). Ad aggravare la situazione contribuiscono l’estrema restrizione degli spazi di vita (gli edifici circondati da sbarre di ferro sono ulteriormente suddivisi al loro interno in sezioni separate) e l’assenza di attività e di spazi comuni e lo stato di isolamento e abbandono, in assenza di  servizi adeguati.

Le criticità specifiche riscontrate a Crotone non sono estranee ai restanti Cie, in particolar modo  in seguito all’introduzione dei bandi di gara al massimo ribasso, che adottano come unico criterio di assegnazione quello dell’offerta economica minima, indipendentemente dalla qualità dei beni e dei servizi garantiti. Ciò ha inevitabilmente determinato un ulteriore scadimento delle strutture e dei servizi.A questo proposito, è da rilevare come fatto particolarmente negativo nel Cie di Crotone, la chiusura per ragioni economiche (febbraio 2013) della convenzione con l’Azienda sanitaria provinciale, che permetteva agli operatori del servizio sanitario pubblico – caso unico tra tutti i Cie italiani – di operare all’interno del centro.

D’altra parte – secondo quanto ampiamente documentato da un recente rapporto di MEDU (si veda Arcipelago CIE. Indagine sui centri di identificazione ed espulsione italiani), che ha visitato nell’ultimo anno tutti i Cie operativi in Italia –   quello di Crotone non è un caso isolato, ma la prevedibile conseguenza di un sistema, quello della detenzione amministrativa, incapace di garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali e della dignità umana, inefficace e inefficiente al fine di contrastare l’immigrazione irregolare (attraverso i Cie si stima che venga rimpatriato ogni anno appena l’1% dei migranti irregolari presenti in Italia), realisticamente non riformabile a quindici anni dalla sua istituzione. Lo confermano le recenti rivolte e devastazioni presso il Cie di Gradisca di Isonzo, anch’esse con costi umani drammatici, e la chiusura dei Cie di Bologna e Modena, amministrati proprio in base al criterio del massimo ribasso, con esiti disastrosi sia per le condizioni di vita dei trattenuti sia dal punto di vista  della gestione complessiva.

A fronte dei tali episodi, che – è ancora il caso di ricordare – non rappresentano un’eccezione, ma la naturale deriva dell’attuale sistema della detenzione amministrativa, MEDU torna a chiedere con forza il definitivo superamento dei Cie, ormai urgente e indifferibile, e l’adozione di nuove strategie per la gestione dell’immigrazione irregolare più efficaci e rispettose della dignità umana.


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