La messa è finita. Il caffè di mercoledì 12 giugno

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“La messa è finita”, ha detto ieri Ilvo Diamanti, prima in un seminario alla Laterza, sul suo libro “Un salto nel voto”, poi a Otto e mezzo, ospite della Gruber, insieme a Massimo D’Alema. La messa in Italia erano le elezioni politiche, con spostamenti ridotti, nella “prima” ma anche nella “seconda” repubblica, con gli indecisi che alla fine si facevano convincere a votare come sempre. Il 24 e 25 febbraio, invece, quasi il 40 per cento degli elettori si è  mosso dagli antichi fortini, moltissimi gli indecisi che, a una settimana dal voto,si interrogavano a tutto campo su chi scegliere, il 13 per cento ha deciso all’ultimo minuto. E le amministrative di domenica e lunedì, con l’astensione senza precedenti, la scelta “laica” per il meno peggio, il crollo del PDL, la delusione per il M5S è una conferma. Finita!

Vagamente anche alcuni Generali (nel ridotto istituzionale dei partiti) cominciano a rendersene conto. E oggi c’è molta, bella, confusione sulle pagine dei quotidiani in edicola. La Repubblica. “Sfida di Grillo: referendum su di me”. Prima aveva insultato, “non vali niente” ed espulso una senatrice del movimento Adele Gambaro, che aveva osato parlare di sconfitta e chiederne ragione al leader. Invece di ringraziarla, l’ha cacciata! E ora offre il corpo del Re al giudizio del Dio “referendario”. Charles de Gaulle, dopo aver messo la sordina, in poche ore, alla grande rivolta del Maggio 68, si inventò un referendum senza importanza, per sapere se i Francesi fossero ancora dalla sua parte. Lo perse e si ritirò a Colombey les deux églises. Farà lo stesso l’uomo che ha fatto registrare a febbraio il successo elettorale più ampio e improvviso che la storia italiana ricordi? Grillo non deve aver letto i dati di Ilvo (Diamanti e della sua bella squadra). Una tabella mostra che, nelle motivazioni di voto degli elettori a 5 stelle, la “fiducia nel leader” era all’ultimo posto, il 13,3 per cento. Mentre per il “programma” aveva votato il 41,2%

Sallusti, ieri sera ospite insieme a Epifani di Ballarò, si è consolato con la “Rivolta contro Grillo”, titolo del Giornale. Nelle pagine interne la notizia che Berlusconi è pronto a cambiare vestito, indossando un partito tutto nuovo. Visto che, come gli fa dire Giannelli sul Corriere, “A questa ultima tornata elettorale praticamente non ho voluto partecipare. Astenuto. (dunque) È con me la maggioranza degli Italiani”!  Al contrario, la crisi del PDL è gravissima. Ha perso 6 milioni e 300mila elettori a febbraio, ha perso tutte le città in ballo a giugno, ha perso gli alleati, la lega del nord e quella del sud (Alemanno e soci), per non parlare dell’Udc. Né si sono più viste le lunghe file di clienti a mendicare una candidatura a sindaco. In Sicilia chi ha potuto si è riciclato all’ombra del Pd o della lista Megafono, di Crocetta e Lumia. A Catania Bianco ( e gli faccio i miei auguri più forti) era sostenuto da ben 6 liste. Ha vinto al primo turno. A Messina Francantonio Genovese, democristiano e democratico, è quasi riuscito a far trionfare al primo turno (gli sono mancate poche decine di voti) un sindaco quarantenne non noto ai più. Lo so Silvio, sei un combattente, ma questa volta non basta un vestito nuovo.  Con il conflitto di interessi alla fine ti sei divorata la destra!

E il Pd? Ieri sera Epifani insisteva sul significato “nazionale” delle elezioni amministrative. Vero. Si è vista l’altra faccia del  voto in febbraio, la crisi gravissima del PDL, il concentrarsi su M5S di attese sia negative, “tutti a casa”, sia positive “il programma”, troppo forti da gestire. Ma attento, caro Guglielmo, a concludere che il peggio è già passato, che per fortuna ci sono i Sindaci, che si può ripartire dai “territori”, che basta approvare il decreto governative del “fare” e criticare “l’uomo solo al comando” delle altrui offerte.  Non può funzionare e lo sa anche D’Alema, che ieri ha lanciato Matteo Renzi verso la segreteria e poi Palazzo Chigi. “Gli consiglio, ha detto Massimo a Lilli, di non stare tutti i giorni sui giornali, di curare il suo profilo internazionale, di concentrarsi sui grandi temi dell’economia, per guadagnarsi la statura dello statista.. Ma, insomma, un leader ci vuole. Irresistibile il brano in cui la Gruber, approfittando di un apprezzamento su Zingaretti, ha chiesto se con Zingaretti al posto di Bersani il voto alle politiche sarebbe stato diverso. Il baffo si muove, Massimo schiva il colpo, poi prende a parlare di Renzi. Più risposta di così? Ci vuole un leader, dice D’Alema. E il premier, il democratico Enrico Letta? Citando Quagliariello, il leader maximo gli dà i 4 mesi. Se a ottobre il governo non saprà presentare una proposta sostenibile e condivisa di riforme istituzionali, torneremo alla legge di prima, il Mattarellum (collegi uninominali e premio di maggioranza), votandola con chi ci sta. Parola di D’Alema. E se cade il governo? Non l’ho detto io, Quagliariello ha detto 4 mesi se no a casa.. E se cade il governo? Non l’ho detto io….

Che cosa dimostra? Che D’Alema ha capito quanto sia velleitaria (e suicida) la tendenza del gruppo dirigente democratico (ex bersaniano, lettiano, franceschiniano) di consolarsi con il successo amministrativo, ridurre l’attività parlamentare a una lunga fila di voti sui provvedimenti di governo, censurare ogni altra proposta (persino la mozione sugli F135 è stata contestata), gestire il partito spartendo tutto tra le correnti, andare sui “territori” a parlare di “cose”, di “politiche” e non di “politica” come ha detto Letta nel discorso sulla fiducia. Ieri al gruppo Pd, Walter Tocci e il sottoscritto hanno contestato questa tentazione. Perché folle. Molto consenso, gelo ufficiale. Di sera, D’Alema l’ha sepolta. Anche se sulle correnti ha dato davvero una spiegazione poco convincente : “Il Pd è un grande partito pluralista”.Ma come mi sarebbe piaciuto se Lilli gli avesse ricordato quel che Berlinguer diceva sui partiti, che occupano lo stato, e sulle correnti “camarille”.Dopo tutto ricorreva il ventinovesimo anniversario della morte.

Erdogan ha mostrato il suo volto. Arresti, polizia mandata a reprimere dopo un falso invito a trattare, minacce. L’Europa, come al solito, non è dove dovrebbe essere. In difesa della tolleranza e della libertà, dei diritti dei popoli e del dialogo. E tuttavia, secondo me, oggi non finisce nulla a Istanbul. O meglio, è finita solo la lunga luna di miele con il suo popolo di un leader islamico, detto moderato, coccolato da occidentali e Israeliani.

Ancora qualche titolo. “Lobby gay in Vaticano. La denuncia di Francesco”, Il fatto quotidiano. Sì, pare che il Papa l’abbia detto. “Meno gente nelle carceri”. Titolo de La Stampa. È l’annuncio del ministro Cancellieri. Speriamo che non sia una nuova bufala, l’ennesimo inganno per questi torturati della nostra sedicente democrazia, che sono le persone recluse in carcere. La Grecia chiede la sua Rai.  A casa 2800 dipendenti, scrive Repubblica. Dopo la cura tedesca, i paesi dell’area mediterranea resteranno luogo di svago per ricchissimi (con i conti dove non si pagano tasse), molti abitanti serviranno loro un drink, qualcuno gli darà sbrigative informazioni turistiche, gli altri si acconceranno a vivere di espedienti. E‘ un brutto film di fantascienza?”

Da corradinomineo.it


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