Quel fascino sottile del format chiamato Giuliano Ferrara

0 0

La mia vecchia passione per il Giuliano Ferrara in formato video non mi abbandona. Certo, ora che lei, la mia passione agée, deve fare a meno dell’appuntamento serale post-Tg1, si acconcia ad appostamenti sfibranti, aggrappati al pensiero desiderante e non più alla certezza del palinsesto: magari lui farà un’ospitata rilassata a Porta a Porta, o un intervento lampo al Tg3, o uno sbraita-e-fuggi a TV Talk! Sono ansie e attese che logorano chi le vive, ma che lei (intendo sempre la mia passione stagionata) non può non vivere, trovando l’oggetto del suo desiderio più fascinoso nel format visuale, intriso di autenticità umana, che in quello scritto, bardato di orpelli culturali. Inevitabili, perciò, giornate desolate appese ai talkshow, e affannate smanettate alla ricerca di un filmato perduto: prima o poi il sacrificio conduce a una sortita del beneamato, di stampo politico o surreale. Del primo tipo, la sua web-performance con parruccona rossa, in una versione “Platinette barbuta” di Ilda Boccassini (tra)sudante pensamenti lirici sul tormentato rapporto politica-giustizia. Del secondo, sparse per speciali elettorali e telegiornali, le sue sfuriate contro Grillo e 5 Stelle: ne addita con scherno e disgusto l‘alterità da istituzioni, partiti, regole, vincoli, usanze, buone creanze della politica: figuriamoci, è un’alterità che disturba anche me. Ma lo spettacolo di Ferrara, già incantato cantore del Cav come Uomo (della Provvidenza) Salvifico in quanto antropologicamente alieno alla politica e ai suoi polverosi rituali, dicevo, uno come Ferrara schifato dall’estraneità alla “vecchia” democrazia repubblicana da parte di Grillo – sorta di prosecuzione di Silvio con altri mezzi (telematici) – è, per me, uno spettacolo che rifulge di irresistibile nonsense. Per voi no?


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21