I milioni dei Servizi e la camorra

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Non passa giorno nella nostra repubblica in cui alti funzionari dello Stato ,magari andati l’altro ieri improvvisamente in pensione, non si trovano imputati di fronte a giudici che fanno  il loro dovere e si limitano ad applicare la legge. Quando stamattina ho letto la vicenda del prefetto Franco La Motta, fino a pochi giorni fa numero ” dell’AISI,ex Sisde,insomma del Servizio Segreto Civile(e consulente dell’AISI fino a martedì scorso e prima ancora responsabile del Fondo Edifici di Culto presso il Ministero degli Interni,quasi non credevo ai miei occhi.

Ma due grandi quotidiani del nostro paese che peraltro seguono indirizzi diversi come La Stampa di Torino,diretta da Mario Calabresi e La Repubblica di Roma diretta da Ezio Mauro,hanno pubblicato, con un notevole rilievo giustificato dal personaggio implicato,le accuse che i pubblici ministeri della Procura Antimafia di Napoli, il procuratore aggiunto Gianni Melillo, e i sostituti Ardituro, Del Gaudio e Ribera hanno fatto all’ex prefetto. Si tratta di una grossa somma,dieci milioni di euro impiegato nella banca svizzera Hottinger.
“In tale vicenda risulta coinvolto il prefetto La Motta (fermato ieri con decreto dalla Procura) con il broker Rocco Zullino,
come osservato in contatto con il Tartaglia, oltre che individuato dal Perrone (Roberto,imprenditore ai vertici del clan Polverino,oggi pentito) come soggetto a cui il medesimo Tartaglia, produttore cinematografico, si riferiva come esponente in grado di fornire informazioni sulle indagini in corso”.
I giudici sanno anche che l’ex ministro degli Interni nel governo Monti e oggi della Giustizia nel governo Letta,avendo appreso del buco di dieci milioni di euro investiti da La Motta nella banca Hottinger e poi scomparsi,ha inviato un esposto alla Procura di Roma che indaga l’ex prefetto per peculato e riciclaggio e messo in piedi una commissione di inchiesta formata da un avvocato dello Stato,un generale della Guardia di Finanza e un ispettore del Ministero del Tesoro.
Il decreto di fermo della Procura dei due riciclatori Tartaglia e Zullino è avvenuto mentre stavano entrando nella sede dell’AISI per perquisire gli uffici del prefetto La Motta all’interno di una inchiesta che riguarda “il trasferimento -attraverso una serie coordinata di varie operazioni finanziarie internazionali della somma di circa 7 milioni e 200mila euro,provento del delitto di associazione mafiosa,inizialmente presso la Projecty Investice s.r.o. utilizzando una banca sul Territorio della repubblica Ceca ,successivamente nel Regno Unito ,apparentemente ad una società denominata Wiilbest Ltd ed ,infine,a su un conto aperto presso un istituto bancario evetico. I 7 milioni e 200mila euro sono il provento del clan Polverino per la realizzazione di un centro commerciale IPERCOOP a Quarto.
A proposito di Tartaglia e Zullino,i pm napoletani si sono convinti che Zullino fosse “completamente asservito e pervaso di una sudditanza nei confronti del socio padrone Tartaglia anche per le decisioni più banali” .
Racconta in una telefonata intercettata come molte altre il pentito Perrone: “Tartaglia fece particolare riferimento a ad un suo cugino, prefetto in Roma,che- grazie alla sua posizione-
era riuscito ad ottenere informazioni sulle mosse della Procura
in relazione a questa vicenda. Devo dire che,in seguito,in colloqui riservati tra me e l’Imbriani, questo ultimo mi ha riferito di aver stretto un rapporto con questa persona,tanto che spesso lo frequentava recandosi a Roma”.
Sempre Perrone racconta un episodio del 2007 quando lui e altri imprenditori camorristi volevano acquistare una caserma” che era l’arsenale dismesso dalla Marina Militare di La Spezia,nella zona delle Cinque Terre.
“Data la particolare difficoltà nell’acquisizione di un terreno demaniale, Imbriani si avvaleva inizialmente dell’appoggio politico del senatore Pellegrino dell’UDC che gli aveva fornito assicurazioni al riguardo. Il prefetto La Motta entrava nell’affare per i necessari contatti con il Ministero per essere favoriti sia nell’acquisto sia per i successivi atti urbanistici,come ad esempio i cambi di destinazione di uso necessari per un immobile di provenienza demaniale poi dismesso.”
Di fronte a vicende come queste non c’è poi da stupirsi di quello che succede nel nostro paese di fronte a manifestazioni contro i giudici come quella organizzata da Berlusconi(con il vicepresidente del Consiglio Angelino Alfano e i ministri in carica Lupi e Quagliariello)che ripete discorsi incendiari contro i magistrati e propugna riforme imminenti per zittirli e costringerli forzosamente alla sua,personale ragione.
Sarà per questo che osservatori come Eugenio Scalfari nel suo articolo domenicale su La repubblica ma anche Stefano Folli sul Sole 24ore e i due, come è noto, non la pensano allo stesso modo, sono d’accordo per non avanzare previsioni positive sul futuro del governo delle larghe intese.
Certo,nessuno dei molti aspiranti(si parla di cinque o sei(da Renzi alla Bindi, da Civati a Franceschini, da Cuperlo a Zingarelli) a succedere a Guglielmo Epifani sulla sedia bollente del partito di riferimento del Centro-sinistra potrebbe accettare le riforme contro i giudici, a meno di presentarsi agli elettori, con una volontà di martirio molto poco consigliabile a chi ha a cuore la ricostruzione dell’Italia dopo il drammatico ventennio del populismo berlusconiano.


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