Mali tempora currunt

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di Nadia Redoglia
L’interrogazione di geografia era facile: l’atlante, grazie ai colori, consentiva l’individuazione delle risorse economiche territoriali e da qui, con un po’ di fantasia, tornarsene a posto con discreto voto.

Con la “lotta al terrorismo” e pedisseque “missioni di pace” s’aggiunsero ulteriori elementi buoni addirittura per l’interrogazione di storia, ma, almeno davanti ai prof., per ora tali elementi sono ufficialmente interdetti. Citiamo, per esempio, l’Iraq quanto a petrolio, l’Afghanistan per la sua assai appetibile posizione logistica quanto a transito d’ogni specie per business planetario. Se poi il gioco non vale più la candela, si molla.

Datevi uno sguardo al nord-ovest dell’Africa…

Un tempo fu colonia di Francia e Regno Unito che estrassero e produssero tutte le possibili ricchezze estraibili e produttive di quel momento. Quando il gioco non vale più la candela le colonie si mollano, lasciando territori bastardi in terra bruciata. Si “riprendono” (magari chiamandola globalizzazione) alla bisogna. Giusto un esempio: la Francia. In quel territorio (ri)trovò “l’America” sotto forma d’uranio, buono a impinguare circa il 40% del suo business da centrali nucleari e dunque ivi si (re)instaurò per poterlo estrarre. Che poi il popolo di colà s’ammalasse e/o crepasse per compiere l’azione primaria,  è mai fregato a nessuno, nonostante la fierezza dei Tuareg (ché di questo popolo prevalentemente trattasi) utilizzata da noi per esaltare le nostre fantasie letterarie e cinematografiche, piuttosto d’usarla per arricchire le nostre coscienze.

Il Mali, cuore di quel nord-ovest, poiché sta dimostrando d’essere interessato alla conquista di diritti sociali interni più che al preteso diritto business degli ex colonialisti, oggi è diventato motivo di pericolo, così come (sempre per esempio) diventarono l’Iraq e l’Afghanistan. Basta solo focalizzare qualche esponente al-Qaeda e all’Onu parte la prima risoluzione. Nel caso Mali risale al 12/12/12. La risoluzione n. 2085 disponeva al solo fine di dirimere eventuali disordini violenti, l’esclusivo intervento di truppe militari africane e invitava invece l’unione europea a una forte mobilitazione sul solo piano finanziario e logistico per raggiungere la trattativa di pace. Invece la Francia, spiritualmente  (per ora) appoggiata dal Regno Unito e militarmente da tutte le sue ex colonie, ha attaccato il Mali, bombardandolo. Parola d’ordine? Sempre la solita: s’ha da sconfiggere il “terrorismo”, i terroristi in generale. Gli è che qui stiamo nel Mediterraneo!

Come per la Libia? No. La Libia era minacciata da UN terrorista ben identificato: abbattendo lui ci hanno fatto capire che s’era abbattuto tutto il “terrorismo”…

Dato che, per quanto concerne il  “peace keeping”, a capo del gruppo d’esperti Onu e dell’Unione Africana ci sta il “nostro” Prodi, ci fa specie che a tutt’oggi, almeno l’Italia non sia stata adeguatamente informata sull’incombente (possibile) spada di Damocle che ondeggia sull’Europa all’insegna del più totale menefreghismo.


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