WCIT-12: al via la Conferenza di Dubai. Qual é la posizione italiana?

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L’International Telecommunications Union (ITU), l’agenzia dell’Onu con base a Ginevra che si occupa di telecomunicazioni, ha organizzato a Dubai, dal 3 al 14 dicembre, una conferenza mondiale con delegati di 193 paesi per ridefinire le regole sulle Tlc e rinegoziare l’International Telecommunication Regulations (ITRs) del 1988, giudicato ormai inadeguato, non solo in ordine alle nuove tecnologie, ma anche alle mutate condizioni di mercato (non più caratterizzato dalla presenza di operatori monopolisti). I lavori preparatori sono stati oggetto di polemica e tacciati di eccessiva segretezza, anche se non risulta difficile immaginare gli argomenti in discussione: cybersecurity, tassazione dei colossi del web,  tariffe di roaming internazionale,  prevenzione di frodi da parte degli operatori mobili, finanziamento di nuove infrastrutture nei Paesi in via di sviluppo.

Ciò  che però  desta maggiore preoccupazione  è che  nel corso del WCIT-12  si potrebbe decidere di allargare la competenza dei trattati internazionali sulle telecomunicazioni  (Itrs) al governo della Rete con il rischio di  compromettere  la sua struttura flessibile e multi-stakeholder  e con gravi conseguenze in termini di censura e di sviluppo. In tal senso una proposta piuttosto radicale dalla Russia, che  richiede di trasferire le funzioni dell’ICANN (che controlla il sistema di indirizzamento della Rete, sotto la supervisione del dipartimento del commercio Usa), in capo ai governi nazionali. Ma anche le proposte avanzate da Cina, India e da  alcuni Stati africani e  del Golfo, che da una parte reclamano piena sovranità dei governi sulla rete e dall’altra che sia proprio l’Itu ad assumere il controllo di internet.Di segno opposto, gli Stati Uniti  che si schierano a favore di una Rete libera e della non ingerenza governativa nel suo sviluppo e nella sua governance. L’Europa è su questa scia.

Neelie Kroes, Commissaria Ue per l’Agenda Digitale, ha affermato che «la Commissione Ue si impegna a mantenere Internet come piattaforma aperta per l’innovazione». Un’altra fondamentale questione in gioco sarà quella della neutralità della rete. L’ETNO, l’associazione degli operatori tlc europei, vuole imporre alle aziende di contenuti come Google, Facebook, YouTube  una “traffic tax” per riservarsi un accesso privilegiato alle nuove reti a banda ultralarga. La preoccupazione è che un sistema a due livelli che utilizzi la stessa infrastruttura di rete, dia sempre priorità al servizio a pagamento, violando il principio democratico della neutralità della rete, secondo il quale tutti i dati online sono uguali e devono sempre viaggiare alle medesime velocità e tariffe.

Difficile in ogni caso che si arrivi a un accordo, soprattutto se si tratta di questioni controverse e spinose, in quanto per le decisioni è richiesta  una larga maggioranza. Forse poco è destinato a cambiare.  Le decisioni dell’Itu per essere esecutive devono essere recepite dagli ordinamenti nazionali e non esistono procedure di infrazione nei confronti degli Stati che non le rispettino.

Detto ció, quale sarà la posizione italiana? Nessun dibattito tecnico e politico sul tema. Eppure si tratta di questioni strategiche per il nostro futuro. Sono in ballo principi che riguardano non solo l’economia ma anche il nostro futuro democratico. Sono mesi che ci riempie la bocca di digitale e tuttavia nessuna parola chiara sulla libertà della rete. Anzi a qualche Ministro é scappato di dire che bisogna mettersi dietro la Francia che certo non brilla per tolleranza. Vedremo che cosa diranno i nostri a Dubai. Speriamo che non si ripeta quello che accadeva in queste sedi quando si parlava di frequenze.


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