Servizio pubblico

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di Nadia Redoglia
Il cartello dell’Innocenzi domanda: “loro rubano e tu che fai?” I cittadini rispondono: “e io m’incazzo/e noi li buttiamo fuori/ io l’ammazzerei”. Quando si dice parlar chiaro e sintetico! Così va trasmesso messaggio che non lascia spazio a interpretazioni: ladri, corruttori, cialtroni e quaquaraquà, in proprio o per conto mafia devono essere sradicati dalla società civile.
“Servizio Pubblico” ha ancora da cominciare, ma già ci stanno i censori del “così non si fa ché non sta bene” che polemizzano su quel cartello. Sono quelli del “si stava meglio quando si stava peggio” e per non avere rogne da sempre tifano per il più rassicurante peggio. Manco si sono accorti che è già arrivato il “peggio di così si muore”. Gli è che però stanno morendo, decimati dall’ignavia generale, solo gli italiani su cui possiamo riporre l’unica speranza di crescita, ma nel contempo i soli dai quali si prosegue ad attingere per (tentare di) sanare il bilancio devastato da quegli altri che hanno sempre spadroneggiato grazie al  “cartello” del  malaffare.
Siamo dunque arrivati al tempo di dover decidere chi vive e chi muore…

Giusto un consiglio. Limitarsi a incazzarsi non fa bene, ammazzarli non si fa. Quanto a sbatterli fuori sarebbe già un gran passo avanti, ma la parte più difficile sta nella schiacciante determinazione di non permettere che tornino, perciò il primo pubblico servizio di cui abbiamo veramente bisogno è lo sradicamento.


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