Palermo, 15 settembre 1993: sangue sul Crocefisso

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Ma che cosa temevano loro, i boss di Brancaccio, da quel piccolo uomo dai radi capelli argentati? Forse lo sguardo di innocenti certezze dei fanciulli coi pantaloni attoppati che fra mura scalcinate di parrocchia ascoltavano le sue parole d’amore e quelle di dignità, resistenza e impegno contro il germe mafioso? la nuova scintilla irrancorita di sdegno e disprezzo nello sguardo diverso, pur se ancora impotente, delle madri e spose sottomesse e taciturne da sempre ? Temevano ciò i boss che con “picciotti” svelti di pistole e di mitra facevano tremare Brancaccio? Lui, padre Giuseppe Puglisi, piccolo sacerdote dalla voce tuonante nell’esile petto, dall’oscuro pulpito di borgata non cessava di fustigare, pregare, spandere semi di nuova coscienza che attecchivano pian piano, con facilità nei cuori dei fanciulli, più a fatica in quelli dei vecchi rassegnati e pur dentro vogliosi di speranza ed orgoglio. “Taci”l’avevano già minacciato! Ma lui minuscolo e grande, sempre lì con l’unica arma: il Vangelo. Il fragile prete aveva raccolto nel cuore l’anatema veemente che dalla valle agrigentina dei templi Giovanni Paolo II, innovando la storia di chiesa, aveva gridato contro la mafia cancellando ricordi grigi di porporati silenzi e colpevoli assenze. No, non ci sarebbe stato più posto per quei compiacenti prelati, eminenze Ruffini o don Coppola, che sovente in prima fila con patriarchi di mafia non testimoniavano la voce del Cristo. Di quel grido divinamente rabbioso lui, umile sacerdote di borgata, aveva fatto vangelo di riscatto per la sua gente, a Brancaccio. Ma ecco, nel nuovo buio degli ulivi, lo sparo: la promessa dell’uomo “d’onore”. Il piccolo prete giace  nella tonaca nera mentre un filo di sangue scende lento sui capelli ancora più argentei alla vana carezza di luna. Hanno colpito alla schiena senza osare guardarlo nel viso; forse temendo di incrociarne per un attimo lo sguardo sicuro, ma misericordioso anche per loro. Forse temendo di restare abbagliati da quel crocefisso brillante sul petto. Ma tu, boss e Caino, anche se riuscissi a fuggire alla legge sarai sempre solo e maledetto, sino a pregare un giorno in ginocchio perdono e pietà. Lui sarà sempre con te, con la sua voce più forte. E da domani  vecchi  e ragazzi,  madri e  spose, uomini e donne, chiunque entrerà nella povera chiesa dalle pareti sconnesse, a Brancaccio, vedrà sangue su quel crocefìsso in altare e ascolterà ancora la voce dell’apostolo padre Giuseppe Puglisi.


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