Murdoch esce di scena? Lo “Squalo” perde i denti ma non il potere dei new media

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Lungo il Viale del tramonto della sua vita, Rupert Murdoch, detto anche “lo Squalo” (l’uomo sul cui impero mediatico “il domani non muore mai”, come lo descrisse metaforicamente un film della serie 007 del 1997), esce ora sconfitto dalla sua battaglia inglese per mantenere in piedi i tanti conflitti d’interessi, dopo essere stato condannato il Primo Maggio da una speciale Commissione parlamentare a Londra che lo ha etichettato: “non in grado di assumere il controllo di un grande gruppo internazionale, poichè chiuse gli occhi sulla faccenda delle intercettazioni illegali e ha dimostrato una ostinata cecità a ciò che stava accadendo nelle sue società e pubblicazioni. The News of the World e News International hanno indotto in errore la Commissione circa la vera natura e la portata delle indagini che hanno accertato lo svolgimento di intercettazioni telefoniche”.

E così, a poco più di due mesi da quella sentenza (ignorata in pratica dai media italiani), Murdoch si vede costretto a lasciare le poltrone di capo incontrastato della sua ricchissima News Corporation in Europa e negli Stati Uniti e ad avviare un percorso insidioso di vendita degli asset giornalistici, ritenuti non più redditizi. Manterrà comunque, il controllo della società che si occupa di intrattenimento, come cinema, TV, musica e prodotti per il WEB (il 90% sui 4,2 miliardi di dollari di fatturato, mentre i media tradizionali hanno visto calare la raccolta pubblicitaria del 50% negli ultimi cinque anni).

Più che « un esercizio di pulizia corporate prima della separazione degli affari societari”, come si è affrettato a minimizzare l’ad di News Corp, Tom Mockridge, si tratta in realtà di una presa d’atto di quella sentenza, che impedirebbe nei prossimi tempi a Murdoch di proseguire nelle trattative per l’acquisizione del 61% del capitale azionario rimanente del network satellitare digitale BSkyB, visto che, in seguito alla sentenza della Commissione, prossimamente la Camera dei Comuni dovrebbe  decidere quali « sanzioni dovranno essere imposte a coloro che hanno trattato la Commissione con disprezzo ».  La Commissione dei media (composta da 5 laburisti, 1 liberaldemocratico e 5 conservatori) ha condotto indagini e audizioni , avvalendosi anche delle inchieste, condotte dalla polizia e dalla Ofcom, la severa Authority dei media, che potrebbe persino revocare la licenza a Murdoch per le trasmissioni del principale concorrente della BBC,  la  sua « gallina dalle uova d’oro », BSkyB. Alla Commissione, evidentemente, hanno creato molto imbarazzo le audizioni del filgio James e dello stesso « Squalo » nelle quali venivano ammesse regolari frequentazioni con il premier conservatore Cameron : ci sarebbero stati almeno « dodici colazioni di lavoro » non protocollate negli ultimi tre anni.

Nei mesi prima del luglio 2011, quando scoppiò lo scandalo « Taboid-gate », che portò alla chiusura, dopo 168 anni, del News of the World,  Frederic Michel, lobbista capo della News International, aveva costantemente scambiato messaggi con il Ministro della Cultura, Jeremy Hunt, per ottenere una raccomandazione “neutrale ed indipendente” sull’offerta di acquisto BSkyB (163 pagine di email tra i due). E durante il periodo dei lavori della Commissione d’inchiesta, il 23 dicembre, James Murdoch festeggiava col premier Cameron il pranzo di Natale nella casa di campagna di Rebecca Brooks, l’ex- amministratore delegato di News International (anche lei costretta a rassegnare le dimissioni, poi arrestata e sotto processo). Il giovane Murdoch ammise di aver parlato con Cameron, « en passant e in due minuti” dell’offerta su BSkyB. Tutto questo, è costato allo Squalo, secondo gli analisti, svariati milioni di sterline. Troppi  anche per un uomo d’affari che, stando alle stime della rivista specializzata Forbes, nel 2012 ha raggiunto un patrimonio personale di 8,3 miliardi di dollari.

Murdoch non ha mai negato la sua simpatia per i consevatori, a partire dalla « Lady di ferro », Margaret Thatcher (durante il cui mandato riuscì ad estendere il suo impero mediatico in Gran Bretagna per poi oltrepassare anche l’Oceano e allargarsi negli Stati Uniti). Ma ha inoltre confesato di aver sostenuto il new-labour Tony Blair e ovviamente l’attuale premier tory Cameron : « Non ho mai chiesto a un primo ministro o sollecitato affari o favori. Mentre i leader costantemente mi hanno corteggiato nel corso degli anni », è stato il suo commento sprezzante. Per Murdoch, la questione della sua influenza sulla politica è « semplicemente un mito ». E comunque, Murdoch ha dovuto riconoscere le « relazioni amichevoli » e le frequentazioni con l’attuale ministro delle Finanze George Osborne. E i contatti personali si verificarono mentre il gruppo lanciava un’offerta pubblica per acquisire il controllo totale di BSkyB, nel giugno 2010. L’offerta fu respinta  dalla Ofcom nel luglio 2011,  a causa dello scoppio dello scandalo sulle intercettazioni illegali. Il figlio James fu quindi costretto a rassegnare le dimissioni dalla presidenza del BSkyB, « per evitare di diventare un parafulmine ».

Ora l’uscita di scena dello Squalo si può valutare come un escamotage sia per tentare di riprendere in mano la trattativa per impadronirsi di BSkyB, sia per guidare l’affondo sul mercato dei New Media, quelli dal futuro ricco di prospettive finanziarie e meglio poter manipolare gli orientamenti politici, culturali e consumistici dell’opinione pubblica: il suo gruppo editoriale, stando agli analisti del settore, raggiunge ogni giorno circa 4,7 miliardi di persone, i 3/4 della popolazione globale con testate come il Sun, Times e Sunday Times (in Gran Bretagna), Wall Street Journal, New York Post, Fox TV, gli studios 20th Century Fox, il canale Fox News, la catena di tv Metromedia, la casa editrice Harper Collins e Tv Guide (negli USA), Star Tv in Estremo Oriente. Dal 2007 controlla anche la società Dow Jones, quella che edita il Wall Street Journal, ma anche l’agenzia economico-finanziaria più influente del mondo, e cura il listino della Borsa di New York.

Per gli analisti, Murdoch è costretto quindi a fare un drastico taglio dei costi, altrimenti i margini di profitto della divisione editoriale scompariranno. Per la conglomerata dell’intrattenimento, invece, si prevedono guadagni maggiori  proprio senza le attività editoriali. Questa nuova società, separata da quella editoriale, potrebbe inoltre permettergli  di fare acquisizioni tra cui appunto il 61% di BSkyB.
Oramai, il business tradizionale dei media stampati (quotidiani, tabloid, riviste) perde costantemente lettori e introiti pubblicitari, mentre le rispettive edizioni online sono sempre più “cliccate”, ma non contribuiscono a ripianare le perdite. Obiettivo primario di Murdoch e del suo team è quello, dunque, di affiancare Google nella raccolta degli spazi pubblicitari, nelle inserzioni a banner e quant’altro, visto che ultimamente alcune Authority antitrust europee (tra cui quella italiana) hanno iniziato a mettere sotto analisi proprio Google in quanto detiene il monopolio di questo settore. Insomma, lo Squalo spera in quella giustizia amministrativa antitrust che lui stesso è riuscito ad aggirare in Italia con la sua posizione monopolista dominante del mercato TV satellitare, attraverso SKY Italia, che lo ha portato ad essere il primo network in fatto di incassi davanti a Mediaset e RAI.
Ma si sa, che in Italia la giustizia in questo settore è quanto mai distratta; mentre negli Stati Uniti e in Gran Bretagna non fa sconti a nessuno. Neppure ad uno Squalo!


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