Antiriciclaggio: Moneyval boccia il Vaticano

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E’ una bocciatura. Moneyval, l’organismo del Consiglio d’Europa che valuta la norma antiriciclaggio degli Stati, non promuove la Santa Sede e le sue riforme anche se spiega una cosa: in poco tempo il Vaticano ha fatto un buon tratto di strada. Per il resto c’è da lavorare eccome. Lo ha detto anche il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, rilevando che l’avvio del processo rappresenta un momento storico anche se le cose da fare, leggendo il rapporto, sono molte e in effetti la Santa Sede ha ora un anno di tempo per adeguarsi agli standard internazionali. Ma certo lo Ior, la gendarmeria e l’Autorità d’informazione finanziaria (Aif), sono ben lungi dall’ aver superato l’esame degli ispettori di Strasburgo. Ciononostante monsignor Ettore Balestrero, Sottosegretario per i rapporti con gli Stati, ha detto che il Vaticano non tornerà indietro, e però, ora, di white list non si parla più.

I numeri diffusi da Moneyval – l’organismo del Consiglio d’Europa che valuta l’adesione degli Stati agli standard antiriciclaggio internazionali – parlano chiaro: la bocciatura è di misura (il 51% delle indicazioni che costituiscono la ‘pagella’ di Moneyval non sono soddisfatte dal Vaticano) ma tuttavia in poco tempo, spiega l’organismo internazionale, è stato fatto un tratto importante del cammino. Nel merito Il testo del rapporto contiene 49 raccomandazioni generali sulle quali viene fatta la valutazione tecnica. Di queste 4 non sono applicabili alla Città del Vaticano e quindi vanno escluse, ne rimangono 45. Queste ultime sono classificate nel seguente modo: 23 (vale a dire il 51% del totale) risultano come parzialmente conformi (PC) o non conformi (NC), mentre le altre 22 (49%) come conformi (C) o in gran parte conformi (LC).

Un risultato dunque di luci e ombre ma significativo se si considera che il rapporto della Santa Sede con Moneyval è recente. E però va anche rilevato che fra le 9 raccomandazioni speciali su 49 messe in luce da Moneyval, in ben 6 casi la Santa Sede risulta non conforme o in parte non conforme il che indica che c’è ancora diversa strada da fare. Gli organismi che non risultano in linea con le richieste di Moneyval sono almeno tre: lo Ior, la Gendarmeria e l’Aif, cioè l’Autorità d’informazione finanziaria. La gendarmeria secondo il rapporto, è insufficiente sotto il profilo investigativo e della formazione nell’ambito finanziario, insomma le competenze sono ancora scarse, lo Ior – la banca vaticana – deve essere sottoposta a controlli di “un supervisore esterno”, quindi c’è l’Aif che non ha sufficienti poteri d’indagine e quindi le sue capacità d’intervento non sono chiare e troppo limitate. Fra l’altro, si rileva, l’Aif non ha compiuto ispezioni nei confronti dello Ior e dell’Apsa, cioè il dicastero dell’amministrazione del patrimonio apostolico. “La base legislativa per la vigilanza – spiega Moneyval – deve essere ulteriormente rafforzata.

I valutatori hanno ritenuto che ci fosse una mancanza di chiarezza circa il ruolo, le responsabilità, l’autorità, i poteri e l’indipendenza dell’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF), nella sua veste di supervisore AML/CFT (cioè delle leggi su antiriciclaggio e contrasto del finanziamento al terrorismo)”. “Non ha avuto luogo – si spiega – alcuna ispezione in loco né tantomeno alcuna prova a campione dei file client”. Quindi “È fortemente raccomandato che l’Istituto per le Opere di Religione sia sottoposto nel prossimo futuro alla vigilanza prudenziale di un supervisore indipendente e che vengano da quest’ultimo applicati i requisiti di affidabilità e correttezza al senior management delle istituzioni finanziarie”.

Moneyval mette però in luce anche i passi avanti: “La Santa Sede ha percorso una lunga strada in un periodo di tempo assai breve e molti degli elementi costitutivi del proprio sistema antiriciclaggio sono ora formalmente in vigore. Vi sono tuttavia alcune importanti questioni che devono essere affrontate per poter provare pienamente l’effettività del sistema. Ancora si sottolinea come in Vaticano: “il riciclaggio di denaro è stato pienamente criminalizzato in sintonia con gli standard GAFI (Organismo intergovernativo che detta i parametri internazionali per l’antiriciclaggio e che si integra con Moneyval, ndr ), sebbene la sua effettiva attuazione debba ancora essere accertata”. “Il finanziamento del terrorismo – si riconosce – è stato criminalizzato, anche se la criminalizzazione specifica del finanziamento di alcuni atti terroristici, elencati in importanti convenzioni dell’ONU sul contrasto del terrorismo, risulta tuttora assente”.

Altra questione importante è quella relativa all’individuazione della clientela che effettua spostamenti valutari, su questo punto il giudizio di Moneyval è articolato: “Le misure preventive introdotte nella versione emendata della legge sull’antiriciclaggio (la normativa vaticana approvata alla fine del 2010 è stata aggiornata quest’anno) forniscono ora un quadro globale comprensivo dei requisiti previsti in tema di adeguata verifica della clientela e tenuta dei registri, anche se rimangono ancora una serie di carenze tecniche”. “L’effettiva implementazione – si spiega – deve ancora essere dimostrata. L’Istituto per le Opere di Religione ha avviato un processo di verifica della banca dati dei propri clienti ancor prima dell’attuazione della legge anti-riciclaggio”. “Il rapporto raccomanda – si precisa – di prendere in seria considerazione l’introduzione di disposizioni di legge che individuino gli aventi diritto a possedere un conto presso l’Istituto per le Opere di Religione”. Da parte sua monsignor Balestero ha affermato: “Il Rapporto pubblicato oggi rappresenta non la fine, bensì una pietra miliare nel nostro costante impegno di coniugare l’impegno morale con l’eccellenza tecnica”. “Abbiamo compiuto un passo definitivo – ha aggiunto il rappresentante della Segreteria di Stato – ponendo le fondamenta di una ‘casa’, ossia di un sistema di lotta al riciclaggio ed al finanziamento del terrorismo, che sia solido e Sostenibile”. “Ora – ha proseguito – vogliamo costruire compiutamente un ‘edificio’ che dimostri la volontà della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano di essere un ‘partner’ affidabile nella comunità internazionale”.

Il mondo di Annibale


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