Una Rai “congelata” è ciò che serve all’ex presidente, sia per ragioni politiche…

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Non abbiamo mai aderito al partito del “tanto peggio, tanto meglio” ed anche per questa ragione ci auguriamo davvero che le annunciate modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori siano davvero tali e che non aprano la strada a forma alcuna di licenziamento di massa, discriminatorio ed arbitrario.a forma alcuna di licenziamento di massa, discriminatorio ed arbitrario. Per esprimere un giudizio sarà tuttavia il caso di aspettare i nuovi testi e sottoporli alla critica non solo della politica, ma anche di quei giuristi e di quei magistrati che, meglio di ogni altro, sono in grado di valutare gli effetti pratici delle norme sulla vita di migliaia e migliaia di donne e di uomini, già condannati ad una esistenza precaria.

Quello che, invece, appare già chiaro è che la finta disponibilità della destra berlusconiana è strettamente legata non all’articolo 18, ma alla conservazione dei bavagli all’articolo 21 della Costituzione. Non sarà certo una casualità che il tema del conflitto di interessi non sia stato neppure inserito nell’agenda di chi sta discutendo di una nuova legge elettorale.Come se non bastasse l’intera materia delle nomine relative all’Autorità di garanzia per le comunicazioni e al rinnovo del consiglio di amministrazione della Rai sono circondate dal più assoluto ed inquietante silenzio.

Il consiglio di amministrazione della Rai è scaduto. La nuova legge non è mai stata presentata alle Camere. Coloro che hanno cacciato i Santoro, i Travaglio, i Saviano, la Dandini, e non solo, restano al loro posto. Si profila così una proroga tacita, non dichiarata, ma contrattata sotto banco.

Per altro si tratta proprio della richiesta che Berlusconi ha avanzato a Monti, nel corso dell’ultimo incontro, chiedendo comunque, in subordine, la conferma della fedelissima signora Lei. Una Rai “congelata” è quella che serve all’ex presidente, sia per ragioni politiche, sia, soprattutto, per tenere sotto controllo quello che un tempo era considerato un temibile concorrente. Proseguendo su questa strada bisogna segnalare che della cosiddetta “asta onerosa” per assegnare le frequenze digitali si parla sempre meno, forse per aprire la strada ad ulteriori rinvii e ai consueti sconti.

Ancora meno si parla, pubblicamente, delle prossime nomine alla Autorità di garanzia per le comunicazioni, il vero arbitro del settore, quello che dovrà gestire l’asta, vigilare sulle posizioni dominanti, assicurare la “par condicio” prima e durante le competizioni elettorali.
A questo signore, se andassero in porto le peggiori intenzioni di questo esecutivo, potrebbe toccare anche il ruolo di “sceriffo della rete”.
Al governo spetterà il compito di indicare il Presidente, alle Camere quello di votare 4 commissari, grazie al meccanismo elettorale, ciascuno potrà indicare il suo, senza neppure un dibattito pubblico, senza neppure l’obbligo di una discussione preventiva nelle aule parlamentari.

Si può chiedere che tutta questa materia esca dalle nebbie e dai rischi di essere considerata, per l’ennesima volta, una merce di scambio?
Si può chiedere al presidente Monti di mettere fine al “tabù” del conflitto di interessi, oppure anche questa richiesta sarà considerata una provocazione lanciata da gente che “non vuole entrare in Europa”, che rifiuta la modernizzazione?

Per queste ragioni anche Articolo 21 ha aderito alla “Open media coalition”, un cartello di sigle e di persone che hanno a cuore la libertà di informazione e che hanno chiesto all’Onu di inviare Franck La Rue, il relatore sui temi della libertà di espressione e di opinione, affinché vigili sulle modalità con le quali in Italia si procederà alla scelta degli arbitri nel settore dei media.

Del resto dove altro dovrebbero andare gli ispettori se non nel paese che continua ad indossare la maglia nera in Europa nella speciale graduatoria in materia di libertà dei mercati nel settore della comunicazione?
Forse, persino Monti, al quale la sicumera non fa difetto, avrà qualche problema a spiegare perché sulla strada della “Modernizzazione e Liberalizzazione” l’articolo 18 sia stato considerato prioritario rispetto alla urgenza di sgomberare il terreno dalle maceria causate dall’irrisolto conflitto di interessi.

Già, chi sa perché?

Pubblicato su Micromega


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