Il Movimento delle donne in Vigilanza

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di Nella Condorelli

www.womeninthecity.it

Un passo in avanti, ed uno sviluppo, concreto, nel corretto rapporto tra
il movimento organizzato delle donne, articolato e plurale, i vertici RAI,
ed il Parlamento, riferimento istituzionale della televisione di servizio
pubblico, sul grande tema dell’uguaglianza di genere nell’informazione
politica quotidiana e d’approfondimento.
Che significa eguale presenza di donne e uomini nei programmi dedicati a
informare cittadini e cittadine sulla proposta politica dei partiti, i
programmi elettorali, il dibattito sulla composizione delle liste, il
punto di vista di candidati e candidate.

E’ il commento delle associazioni e dei membri della Commissione
Parlamentare per l’Indirizzo generale e la Vigilanza dei Servizi
Radiotelevisivi che hanno aderito e sono intervenuti alla conferenza
stampa promossa in Senato, giovedi 29 marzo, dalle rappresentanti
dell’Accordo di Azione Comune per la Democrazia paritaria in Italia.
Conferenza avviata dal messaggio di saluto e di attenzione allo
svolgimento dei lavori del presidente della Commissione, Sergio Zavoli, a
Positano per la relazione di apertura del Consiglio Nazionale dell’Ordine
dei Giornalisti.

Obiettivo dell’incontro, tenuto presso la Sala Nassirya: informare
associazioni femminili e femministe, reti indipendenti e gruppi di
giornaliste, organismi di parità e pari opportunità sui seguiti ufficiali
dell’audizione accordata alle rappresentanti dell’Accordo di Azione
Comune, lo scorso 25 gennaio, dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza
cui le firmatarie si erano rivolte in dicembre, chiedendo l’attenzione e
l’intervento dell’alto organismo istituzionale sull’evidente disequilibrio
di genere presente nelle trasmissioni politiche  del servizio pubblico
radiotelevisivo, dominate dalla presenza maschile.

Una “dominazione” radicatasi nel corso degli ultimi vent’anni, con la
silente complicità di una mentalità patriarcale annidata nelle stanze dei
bottoni, tanto della politica quanto dell’informazione pubblica, e che
perdura ostinatamente, traversando le stagioni politiche, nonostante molte
belle recenti dichiarazioni di principio e assunzioni pubbliche di colpa.
Risucchiate in un resistente cono d’ombra compatto, è così che le Italiane
in politica continuano ad essere soggetti invisibili, mentre le poche
eccezioni presenti sul piccolo schermo, seppur autorevoli, da sole non
riescono a dare forza di visibilità al contributo di tante, e sostanza
all’uguaglianza tra donne e uomini in tutti i momenti della vita politica.
Con buona pace dello stesso dettato costituzionale, dei fondamentali dello
stato democratico, del diritto all’informazione plurale e paritaria, della
formazione alla partecipazione civica di ragazze e ragazzi.

Per affrontare un volta per tutte questo stato di cose decisamente
insopportabile, – che tra l’altro colloca l’Italia in fondo alle
graduatorie europee ed internazionali sulla parità di genere in politica
-, ed ancor più stringente in vista delle prossime elezioni amministrative
che coinvolgeranno milioni di elettori ed elettrici, le rappresentanti
dell’Accordo di Azione Comune hanno scelto sin dall’inizio il percorso
istituzionale, quello dettato dalle regole della democrazia: porre la
questione alla Commissione Parlamentare di Vigilanza RAI, organo del
Parlamento, riferimento istituzionale del servizio pubblico
d’informazione.

Il 25 gennaio scorso, una rappresentanza dell’Accordo è stata dunque
audita nella seduta dell’Ufficio di Presidenza che ha ritenuto di
accoglierne le richieste, considerate dal presidente Sergio Zavoli e dai
commissari Giorgio Lainati e Fabrizio Morri “giuste e rilevanti anche sul
piano etico e morale.”.
A seguito di questa audizione,  il presidente Zavoli ha quindi ritenuto,
come ci scrive egli stesso,  “di informare il Vertice RAI in merito alle
questioni emerse e alle richieste formulate” informandoci di aver ricevuto
risposta dall’azienda con una lettera a firma del direttore delle
Relazioni Istituzionali ed Internazionali, Marco Simeon.
Trasmessaci  dal presidente Zavoli, la risposta RAI – oggetto della
convocazione della conferenza stampa di giovedi 29 marzo -, è stata letta
in apertura lavori e per intero da chi scrive, nella qualità di
responsabile di questo segmento d’azione per conto dell’Accordo.
In essa, l’azienda manifesta tra l’altro “(…) consapevolezza per
l’attenzione che merita la delicata questione. Più in particolare, in
considerazione dell’avvicinarsi delle elezioni amministrative di primavera
la RAI sarà innanzitutto impegnata a garantire il rispetto delle
stringenti regole della Par Condicio senza tuttavia dimenticare
l’attenzione che merita un’adeguata presenza delle donne nei dibattiti
all’interno dei talk-show.(…).

Concorde il commento delle rappresentanti delle associazioni presenti,
tutte molto note e attive sulle questioni della democrazia paritaria: “un
passo in avanti”. Riguarda contenuti e linguaggio del servizio pubblico, e
richiede al movimento delle donne ancora maggiori attenzione e sforzo
unitario. Lo scenario in movimento è quello che vede in primo piano
importanti scadenze per i vertici RAI ed il dibattito generale sul futuro
dell’informazione pubblica nel nostro Paese. Ma di mezzo, hanno rilevato
alcuni interventi, c’è anche la credibilità dei partiti politici presso
l’opinione pubblica, l’immagine di una democrazia partecipata, fatta di
donne e uomini, in tutti i suoi passaggi. Prepariamoci ad esserci a pieno
titolo, di curricula eccellenti le donne non difettano. Inondiamo CdA,
direzioni generali e a pioggia tutti i ruoli, qualifiche e livelli
coinvolti nell’informazione e nella gestione dell’azienda di servizio
pubblico. Democrazia paritaria è 50 e 50, non una di meno. Riprendiamoci
tutte il diritto di parola visibile.

Un diritto che spazza via il silenzio del passato, costringe a riflettere
tutte e tutti sui valori della cittadinanza, e restituisce dignità vera
alla persona Donna, ed al suo ruolo nella società. Per Dorina Bianchi, per
Vincenzo Vita, commissari della Vigilanza intervenuti con proposte
concrete alla conferenza stampa, cui ha dato la sua adesione Flavia
Perina, il progetto di un tavolo di lavoro e concertazione tra il
movimento delle donne e la Commissione Parlamentare rappresenta certamente
il migliore luogo di ascolto e confronto democratico. All’orizzonte c’è
anche il nuovo contratto di servizio pubblico 2012-2015,  l’affinamento
degli emendamenti sul principio di genere inseriti nell’attuale contratto
2010-2012 potrebbe costituire un ulteriore leva per il cambiamento.

Alla conferenza stampa hanno preso parte, per l’Accordo di Azione Comune,
Daniela Carlà (Noi Rete Donne), Nella Condorelli (witc – Mediterranean
Women Press Network), Alba Dini (CIF), Irene Giacobbe (AFFI – Casa
Internazionale delle Donne), Cristina Molinari (Pari o Dispare), Rosanna
Oliva (Rete per la Parità), Lidia Ravera (Comitato Promotore Se non ora
quando), Vittoria Tola (UDI).
Hanno partecipato tra le altre la portavoce della rete Giulia, Alessandra
Mancuso e le colleghe Starmazza, Di Salvatore, Apicella e Garambois,
consigliera nazionale Inpgi, del Gruppo Se non ora quando Donne e
Informazione Cinzia Romano, la presidente del GIO Osservatorio
Interunivesitario di Genere Francesca Brezzi, la senatrice Vittoria
Franco, la co-fondatrice di Noi Rete Donne Marisa Rodano, la delegata
della Consigliera Nazionale di Parità Cinzia Allitto, la delegata della
Capo Dipartimento delle Pari Opportunità, Rosalba Veltri. Messaggio di
adesione da Lucia Visca, presidente Cpo FNSI.

 


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