Querelato per aver denunciato un disastro ambientale

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Essere a giudizio con l’accusa, tra le altre, di aver manipolato i mass media per nascondere il disastro ambientale provocato dall’attività dell’acciaieria più grande d’Europa e citare a giudizio i giornalisti che raccontano quanto accade nel relativo processo. Accade a Taranto, dove la società Riva Forni Elettrici e i fratelli Claudio, Nicola e Fabio Riva hanno avviato una azione civile nei miei confronti, del mio direttore Giuseppe De Tomaso e del mio giornale, La Gazzetta del Mezzogiorno, chiedendo 150mila euro di risarcimento per un articolo riguardante la richiesta di applicazione della pena depositata alla corte d’assise dalla società Riva Forni Elettrici e firmata da Claudio Riva. Nell’istanza di patteggiamento, la società fa proprio il teorema accusatorio della Procura, che sostiene che il disastro ambientale sia stato provocato dalla massimizzazione dei profitti a scapito degli interventi per tutelare la salute degli operai e dei cittadini di Taranto, e propone una sanzione di un milione di euro per uscire dal dibattimento.
Sanzione destinata ad alimentare le casse del fondo unico di giustizia e non a risarcire Taranto e i tarantini per condotte ritenute gravissime dalla pubblica accusa che contesta persino l’avvelenamento delle sostanze alimentari. Mi sono procurato copia dell’atto, non coperto da segreto istruttorio, e ne ho ricavato un articolo nel quale ho raccontato la sostanziale ammissione delle responsabilità fatta da Claudio Riva sottoscrivendo il teorema accusatorio della Procura ma per tutta risposta Claudio Riva ha fatto ricorso alle vie legali, negando perfino di aver mai sottoscritto alcunché. Il processo chiamato a fare chiarezza sull’attività del siderurgico e sulle ripercussioni a carico di dipendenti e cittadini, stenta a decollare per le lungaggini procedurali proprie di un dibattimento che conta ben 45 imputati e l’ostruzionismo della difesa che ora evidentemente ha deciso di colpire anche chi, come i giornalisti della Gazzetta, hanno unicamente la colpa di raccontare quanto accade nelle udienze e cosa c’è negli atti processuali non più coperti da segreto.

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