La pena di morte nel 2014: calano le esecuzioni, aumentano le condanne

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Nel suo rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo, appena pubblicato, Amnesty International rileva due tendenze opposte. Il numero dei paesi che nel 2014 hanno eseguito condanne a morte rimane basso: 22, come nel 2013. Nell’ultimo quinquennio, vi sono state esecuzioni ogni anno in soli 11 paesi. Cina, Iran, Iraq e Arabia Saudita sono responsabili della stragrande maggioranza delle esecuzioni. Quelle registrate da Amnesty International sono state 607, il 22 per cento in meno rispetto al 2013.

Come sempre, i dati sulla Cina sono coperti dal segreto di stato ma si stima che le esecuzioni siano migliaia. L’Iran ne ha ammesse 289 mentre secondo altre fonti attendibili il totale sarebbe di 743, una media di due al giorno.

L’elenco dei cinque principali esecutori di condanne a morte si completa con l’Arabia Saudita (almeno 90 esecuzioni), l’Iraq (almeno 61) e gli Stati Uniti d’America (35).

Rispetto al 2013 il numero delle condanne a morte è notevolmente aumentato: almeno 2466 rispetto a 1925. L’incremento si deve essenzialmente agli sviluppi in Egitto (509 condanne) e Nigeria (659), paesi le cui autorità restano tra le poche al mondo convinte che la pena di morte contrasti in maniera efficace le minacce alla sicurezza, l’instabilità politica e il terrorismo.

Lo stesso vale per il Pakistan, dove a seguito dell’orribile attacco dei talebani contro una scuola di Peshawar, il governo ha ordinato la ripresa delle esecuzioni: sette a dicembre, quasi 60 nei primi tre mesi di quest’anno.

In altri paesi, come Arabia Saudita, Corea del Nord e Iran, i governi hanno continuato a usare la pena di morte come strumento per sopprimere il dissenso politico.

Le Americhe e l’Europa sarebbero continenti liberi dalla pena di morte se non fosse per gli Stati Uniti d’America e la Bielorussia. Negli Usa, il numero delle esecuzioni è diminuito, da 39 nel 2013 a 35 nel 2014, per l’89 per cento in solo quattro stati (Texas, Missouri, Florida e Oklahoma).

Quanto alla Bielorussia, l’anno scorso almeno tre fucilazioni hanno posto fine a un periodo di assenza di esecuzioni durato 24 mesi. Le esecuzioni sono avvenute in segreto e familiari e avvocati sono stati informati solo dopo.

La buona notizia è che nel 2015 la soglia dei 100 paesi completamente abolizionisti sarà raggiunta e superata. Attualmente sono 99, ma in Suriname e Madagascar manca solo la firma del presidente.


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