La scuola di Marine Le Pen

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Chi l’avrebbe detto fino a qualche mese fa! Eppure sta succedendo. Dopo il crollo di consenso che si è verificato due anni fa, nel 2012, sono stati ormai accantonati il nordismo e i progetti di secessione dallo Stato e invece si stanno diffondendo, nel nostro Paese, come altrove consensi per la politica contro l’Unione europea e di interesse per quella di Marine Le Pen che ha ereditato dal padre un movimento tutt’altro che finito. Tra gli elettori italiani secondo indici registrati dagli istituti di sondaggio ci sono persone sensibili al Lepenismo,17 su 100 nel PD (che oggi tiene a Roma una riunione della direzione. tutt’altro che facile),4 in partiti come la SEL di Vendola, 27 in Udc e altri di centro, 39 in Forza Italia, 62 nella Lega Nord, 22 nel Nuovo centro-destra di Alfano, 19 nel movimento  Cinque stelle e 21 che sono incerti o si astengono dal dichiarare la propria posizione.

La Lega di Matteo Salvini che alle elezioni nazionali  politiche era crollata al 4 per cento e più che dimezzata rispetto ai risultati politici del 2008 alle europee del maggio scorso ha ottenuto il 6 per cento e, secondo i dati dell’Atlante Politico di Demos, pubblicato nelle settimane scorso, sembra vicina al 7 per cento o ancora più alta. Si è alleata peraltro con il movimento di Marine Le Pen che alle recenti europee in Francia ha ottenuto il  25 per cento del voto. Primo partito nel Paese nostro vicino ed ha eletto, per la prima volta nella sua storia, due  senatori. Di fatto la Lega di Salvini ha mostrato di avere ragioni “lepeniste” più che “indipendentiste”. In altri termini, sembra  sfruttare nello stesso tempo una miscela di sentimenti antieuropei e di paure nei confronti di un’emigrazione che, negli ultimi mesi, ha assaltato con ondate massicce la fortezza Italia, sia pure per portare in altri paesi quelli che riuscivano a sbarcare.  Insomma non c’è dubbio sul fatto che in Italia, dopo la Francia, il lepenismo  è stato trainato dalla grave  crisi economica  dalla quale non siamo ancora usciti.

E per questo appare ormai rilevante, soprattutto nell’eletto rato  di centro-destra. Conseguenza diretta di questa novità è la ripresa della Lega Nord di Salvini che sembra ormai aver superato i confini padani. Alle europee di maggio si è ormai spinta nelle zone “rosse” del Centro Italia(dove ha ha raddoppiato i suoi elettori rispetto al voto del 2013). E ha manifestato il maggiore incremento nel Centro-Sud e nelle isole.  In sintesi, si può dire, secondo le ultime stime, che la sua base elettorale è cresciuta del 300 per cento. Ed questo un pericolo che non possiamo sottovalutare sia perché i partiti continuano ad essere  grandi comitati elettorali di un leader , più o meno sulla cresta dell’onda,  piuttosto che organizzazioni come pure sono state, per tanto tempo in Italia, presenti in tutti i territori e governati democraticamente.  Se questo nei prossimi anni non cambierà, i pericoli per la democrazia repubblicana sono destinati  a crescere piuttosto che a diminuire.


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