Giornalismo sotto attacco in Italia

E adesso diamo voce a tutti gli “imbavagliati”. Voci e proposte dal Premio Morrione

0 0

Non basta più denunciare, bisogna reagire pubblicamente, con una grande manifestazione nazionale che dia voce a tutti gli “imbavagliati”: la morsa che si chiude sul pensiero critico e sulla libertà di informare è infatti sempre più violenta e spudorata.

Mi pare questa la “morale della favola”, racchiusa nell’intervento di Beppe Giulietti anima di Articolo 21, dell’intenso incontro coordinato proprio da Articolo 21 nell’ambito della XIV edizione del Premio Morrione, che ha visto succedersi le testimonianze drammatiche di Nancy Porsia, freelance esperta di Africa e Medio Oriente, di Francesco Cancellato, direttore di Fanpage e di Paolo Mondani, firma (minacciata) di Report.

La misura della gravità della situazione l’ha data Cancellato adoperando una metafora efficace: poco prima che lo scandalo PARAGON scoppiasse, andando di fretta a prendere il treno, fu investito da una macchina mentre attraversava sulle strisce pedonali. Ha commentato Cancellato: io sulle strisce mi sentivo sicuro, credevo che fossero un limite alla esuberanza degli automobilisti, ho capito che non è sempre così, ecco nel fare il giornalista io credevo di muovermi su “strisce pedonali” poste a tutela dell’esercizio di una professione particolare, riconosciuta dal diritto interno ed internazionale come costitutiva della democrazia stessa, invece ho dovuto constatare che non è sempre così. Non lo è sempre più spesso aggiungiamo noi. “Strisce pedonali” che dovrebbero proteggere i giornalisti e quanti esercitano il diritto di esprimere onestamente il proprio punto di vista soprattutto dagli abusi di potere. L’assenza del “limite” è stato non a caso il concetto guida della XIV edizione del Premio Morrione a Torino: il limite assente ad un esercizio del potere impudente ed abusante (cfr: il componente dell’Autorità garante della privacy che sanziona Report, a “rapporto” nella sede di Fratelli d’Italia). La portata eversiva dell’ordine democratico di queste condotte sta invece nel racconto di Nancy Porsia che, avendo subito da parte della magistratura procedente a Caltanissetta, prolungate quanto ingiustificate intercettazioni, per altro trascritte e inserite nel fascicolo anche quando contenevano informazioni doppiamente coperte da segreto professionale (perché relative a conversazioni riservate tra la Porsia e la sua avvocata, Alessandra Ballerini), ha ritenuto di cercare giustizia saltando a piè pari tutta la giurisdizione italiana, rivolgendosi direttamente alla Corte Europea dei Diritti Umani. Il messaggio implicito in questa scelta dolorosa è evidente ed il pensiero non può che andare ai tanti che invece, cercando giustizia in Italia di condotte abusanti poste in essere con ogni evidenza da pezzi dello Stato stesso, sono sprofondati o rischiano di sprofondare in sabbie mobili invincibili: su tutti e per non far torto a nessuno, il Presidente della Repubblica che deve apprendere quarantacinque anni dopo l’assassinio di suo fratello Piersanti Mattarella che probabilmente a depistare le indagini fu (anche) un funzionario di Polizia, legato a Contrada, che ha potuto compiere nel frattempo una brillante carriera negli apparati di sicurezza del Paese.

L’impossibilità ad oggi poi di ottenere dalla politica italiana, nonostante i ripetuti e cogenti interventi della Unione Europea (dal Media Freedom Act, alla direttiva sulla SLAPP), una norma che tuteli i giornalisti dalle querele “temerarie”, che sono veri e propri attacchi intimidatori, non fa che aumentare preoccupazioni e frustrazioni in chi cerca di cavare la verità dai “fumogeni” del potere.

Che fare?

La manifestazione di solidarietà a Report svoltasi martedì scorso a Santi Apostoli è stata un buon segnala, così come la presenza di Sigfrido Ranucci sul palco della grande manifestazione della CGIL, ma non basta: serve, come lasciato intendere dal Presidente della Repubblica, una reazione forte, corale, trasversale, che ponga il tema della tutela del pensiero critico in una democrazia che non voglia essere sciocco paravento di “indicibili accordi” (citando il compianto Loris D’Ambrosio, magistrato che prima di diventare consigliere giuridico del precedente Presidente della Repubblica, era stato impegnato a Roma nelle indagini sull’eversione neo-fascista, raccogliendo il pesante testimone di magistrati come Occorsio e Amato, uccisi per aver tentato di scoperchiare la fogna nera ed i suoi complici *).

Noi, in Piemonte, intanto “scaldiamo i motori” lavorando alla presentazione del libro di Paolo Berizzi su Casa Pound.

(* condannato per l’omicidio Amato c’è quel Luigi Ciavardini, ex NAR condannato anche per la strage di Bologna, che tanto affettuosamente si stringeva alla futura presidente della Commissione Antimafia, on. Chiara Colosimo)

**  Davide Mattiello è Coordinatore nazionale dei Presidi di Articolo 21

RIVEDI TUTTE LE GIORNATE DEL PREMIO ROBERTO MORRIONE

https://www.youtube.com/@premiorobertomorrione6893/streams


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21

Articolo21
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.