Giornalismo sotto attacco in Italia

Due attivisti citati in giudizio da una potente compagnia energetica. La causa riconosciuta come Slapp

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La potente compagnia energetica Fox Petroli S.p.A. ha citato in giudizio per diffamazione due attivisti ambientali italiani, Roberto Malini e Lisetta Sperindei, chiedendo un risarcimento complessivo di 2 milioni di euro per aver definito “degradato” un sito industriale dismesso nel quartiere Tombaccia di Pesaro, un tempo adibito a deposito di idrocarburi. Secondo l’azienda, quel termine avrebbe danneggiato la sua reputazione.
La causa legale è stata formalmente riconosciuta dalla Coalizione CASE (Coalition Against SLAPPs in Europe) come una SLAPP: acronimo di Strategic Lawsuit Against Public Participation, ovvero un’azione giudiziaria strategica volta a zittire il dissenso pubblico. A confermarlo è la recente pubblicazione del caso nella rubrica “Verified SLAPP” e l’inserimento di Fox Petroli nella Gallery of Shame (Galleria della Vergogna) del sito ufficiale della Coalizione.
Malini e Sperindei sono membri del comitato civico PESARO: NO GNL, impegnato da mesi nella lotta contro il progetto di costruzione di un impianto di liquefazione di gas naturale (LNG) proposto proprio da Fox Petroli nel cuore di un’area urbana sensibile e densamente popolata. Le preoccupazioni espresse dagli attivisti si basano su fonti documentali solide: report tecnici, studi ambientali e persino piani di bonifica redatti dalla stessa azienda, che attestano la presenza di depositi obsoleti risalenti agli anni ’50, ruggine sulle strutture e contaminazione del suolo da idrocarburi e metalli pesanti.
Nel maggio 2025, il Comitato ha presentato un esposto ambientale e ha pubblicato un comunicato stampa su ImgPress, dove si definiva l’area come “degradata”. È proprio questa parola, usata con prudenza e rigore, a essere diventata oggetto della citazione milionaria intentata da Fox Petroli il 30 giugno.
Il procedimento legale, dal valore pari a circa il 5% del fatturato annuo dell’azienda, non coinvolge la testata giornalistica che ha pubblicato il comunicato, ma solo i due attivisti, con un’evidente volontà di colpire le persone e non l’informazione. Questo sottolinea la natura di SLAPPO dell’azione legale, diretta a creare un effetto dissuasivo non solo sui singoli imputati, ma su tutta la comunità attiva nella difesa dell’ambiente.
Nonostante le premesse giuridiche favorevoli alla difesa, preoccupa la totale assenza di solidarietà da parte delle istituzioni locali. Anche la seduta di mediazione del 29 settembre al Tribunale di Pesaro si è rivelata inutile.
La Coalizione CASE, che ha riconosciuto e preso in carico il caso, è un’ampia alleanza di oltre 70 organizzazioni europee impegnate nella difesa della libertà di espressione, dei diritti umani e della partecipazione civica. Tra i suoi membri figurano organizzazioni come Greenpeace, Amnesty International, Article 19, Front Line Defenders, OBCT (Ossigeno per l’Informazione) e la Federazione europea dei giornalisti (EFJ).
La sua missione è contrastare l’uso abusivo del diritto per mettere a tacere critiche legittime attraverso campagne pubbliche, supporto legale e advocacy presso le istituzioni europee. Il riconoscimento di una causa come SLAPP da parte di CASE rappresenta un importante passo politico e mediatico: significa che il caso sarà portato all’attenzione del Parlamento europeo, dei media internazionali e delle reti globali che proteggono i difensori dei diritti civili.
Mentre il procedimento giudiziario proseguirà con la prima udienza fissata per il 22 dicembre 2025, il caso Malini–Sperindei mostra l’urgenza di una legislazione anti-SLAPP anche in Italia, sulla scia di quanto auspicato a livello europeo. Non solo per tutelare l’ambiente e la salute pubblica, ma anche per proteggere la libertà di espressione e l’attività dei difensori dei diritti umani, sempre più spesso sotto attacco da parte di attori economici potenti.
Intanto, la solidarietà internazionale cresce. Ma è il momento che anche le istituzioni italiane prendano posizione a difesa di chi esercita il diritto e il dovere di parlare, documentare e agire per il bene comune. (da  Case.eu)
Nella foto una manifestazione degli attivisti a Pesaro 

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