Giornalismo sotto attacco in Italia

Gaza brucia. Quando, finalmente, bruceranno anche le coscienze?

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Tante lacrime per Kirk, orribili silenzi per i palestinesi sotto attacco. Ma quando, come, in qual modo finirà questa terribile disumanizzazione imposta dalla dipendenza politica, dal vassallaggio, dal servaggio, tutto contrabbandato con il nome di ‘alleanza’?

E quando finirà l’immorale, drammatica compiacenza televisiva per le immagini trionfanti di Trump, Rubio, Netanyahu mentre un intero popolo viene sterminato utilizzando l’ormai incredibile alibi della ‘lotta al terrorismo’?

E che dire della nullità dell’Unione Europea che non si propone neppure come possibile sponda diplomatica e/o negoziale a cui si aggiunge il debordante, ossessivamente assordante mutismo dei governanti italiani? Anzi, no. Salvini preferisce parlare del rischio immigrazione maggiore di quel che può rappresentare Putin per l’Europa. Come dire, parliamo d’altro, che Israele faccia quello che vuole.

Così nella mostruosa complicità occidentale viene silenziosamente tollerata la brutale violenza contro un intero popolo, senza distinzione tra bambini, donne, anziani. Non solo, ma nel tentativo di cancellarne anche la memoria vengono abbattuti, devastati i loro monumenti, le loro case, le strade, i ritrovi, i luoghi di preghiera, di cura.

Possibile che quel volgare irresponsabile tiranno non sia disponibile ad ascoltare neppure le voci imploranti dei familiari degli ostaggi di Hamas ancora vivi, familiari che continuano ad accamparsi sotto la sua abitazione per implorare un ‘cessate il fuoco’ che potrebbe servire a dare una possibilità di sopravvivenza a quanti sono ancora vivi?

Forse nei suoi calcoli c’è anche spazio per come pensare di utilizzare quel che resterà dei poveri ostaggi per la sua immonda propaganda volta a far dimenticare il presente per fermare la storia al 7 ottobre di due anni fa.

Infine. Come si fa a continuare a stringere quella mano imbrattata dal sangue delle decine di migliaia di piccoli morti, mutilati, smembrati dalle bombe cariche in egual misura di esplosivo e di odio? E quando quell’odio diventerà un terribile boomerang non solo contro i massacratori, ma anche contro chi li ha sostenuti, cosa ci verranno a dire tutti gli ‘alleati’ di oggi?

Attenti, quindi. Mai come in questa fase terribile sarebbe opportuna una decisa discesa in campo per fermare Netanyahu e i suoi militari. L’illusione dell’invincibilità di oggi, dovrebbe cominciare a lasciare il passo  al pensiero che un domani non basterà più appellarsi al rischio dell’antisemitismo. Il genocidio non è figlio della cultura o della religione ebraica. È figlio del disprezzo per un popolo che si vuole spazzare via, al quale non si vuole neppure riconoscere la possibilità di costruirsi un proprio Stato, nonostante il gran numero di riconoscimenti che provengono giorno dopo giorno dai Paesi che fanno parte dell’Onu.

Bisogna finirla di parlare di guerra. Qual è, dov’è il nemico dell’esercito israeliano? Quel popolo costretto alla deportazione per cercare una via di fuga identificato non come palestinese, ma con l’unica denominazione di ‘Hamas’? Basta con le bugie, basta con l’ignobile propaganda. Quando finalmente ci sarà un’istituzione internazionale capace di farsi interprete degli accorati appelli, della solidarietà, della partecipazione che milioni si persone stanno diffondendo in ogni parte del mondo? La Spagna lo sta facendo. Inutile sperare che l’Italia ed altri Paesi europei possano seguirla?


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