Una delle peggiori punizioni, per penitenza, inflitte nell’Inferno dantesco ai peccatori è la Legge de Contrappasso: vengono ripagati con la stessa moneta dei soprusi inflitti alle loro vittime. Per Matteo Piantedosi la formidabile punizione, quasi una catarsi per i tanti respingimenti, le tante difficoltà frapposte alla disperazione dei migranti che cercano di costruirsi una speranza in Europa e nel nostro Paese, si è materializzata proprio alle porte di uno Stato, la Libia, con cui l’Italia ha cercato ripetutamente di stipulare un accordo di cooperazione per limitare le partenze dai suoi lidi verso la Sicilia, la Calabria, la Sardegna. Accordi che spesso legittimano la costruzione di veri lager per ospitare i migranti. Solo che l’approdo tentato dal Ministro dell’Interno italiano, dal commissario europeo per gli Affari Interni e le Migrazioni Magnus Brunner, da ministri di Grecia e Malta, oltre che da una delegazione di funzionari di vari Paesi europei, è stato sbagliato. Bengasi, controllata dal Governo di Stabilità Nazionale, non è Tripoli, che ricade nel Governo di Unità nazionale, riconosciuto dalle Nazioni Unite. Così, accusata di aver violato alcune precise norme diplomatiche, la folta delegazione è stata bloccata, dichiarata ‘non gradita’ e rimandata indietro. La decisione è stata presa direttamente dal generale Haftar che è a capo del Governo di Stabilità Nazionale. Contrappasso soprattutto morale, dunque, visto che il respingimento di Piantedosi e compagnia non è avvenuto in mezzo al mare minaccioso, su canotti precari, o inseguiti dalle motovedette libiche. Ma sempre di respingimento si è trattato e chissà che non possa servire come lezione, non solo all’Italia, ma a tutta l’Europa, per capire quali incredibili disagi, sofferenze, violenze affrontano le masse di migranti che scampati alle violenze del deserto, agli speculatori, agli scafisti, ai rapinatori vengono bloccati e rispediti indietro proprio quando credono di aver raggiunto la terra promessa.
