Giornalismo sotto attacco in Italia

Franca Viola, 65 anni fa il suo “no” ha cambiato la Storia

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Nel 1965 l’Italia è in pieno boom economico, l’anno precedente la lira ha vinto un oscar per la moneta, l’occupazione cresce, le famiglie possono comprare la prima automobile (eh si, la Fiat 600 soprattutto), e si va in villeggiatura. L’autostrada del sole ha appena compiuto un anno, nelle case la lavatrice si aggiunge al frigorifero e al televisore, la scuola è obbligatoria fino alla terza media, la Rai produce gli sceneggiati che aiutano gli italiani a farsi un a cultura (i produttori della BBC vennero a vedere come si realizzavano). In realtà c’erano due Italie: quella de nord e quella del sud. Dalle regioni meridionali salivano migliaia di persone verso Torino, Milano, il Veneto, la Liguria, l’Emilia per diventare soprattutto operai nelle grandi industrie che producevano tutto, auto, vestiti, elettrodomestici, oggetti, dischi, mobili, e anche case…e tanti sogni. Chi era giovane o giovanissimo in quegli anni non era minimamente sfiorato dal dubbio che il suo futuro potesse non essere sempre migliore, sempre più positivo. Al sud era diverso. La questione meridionale accompagna la storia del nostro
paese, ma quella emigrazione verso il benessere faceva sperare che fosse la volta buona per cambiare le cose. Sappiamo che non è stato così, tuttavia, proprio alla fine del 1965 accadde qualcosa che avrebbe profondamente cambiato la società italiana. Alcamo era un piccolo paese in provincia di Trapani, oggi famoso per il suo vino e già nel ’85 terra di vigneti e ovviamente come unica risorsa l’agricoltura. Il 26 dicembre un giovane di famiglia mafiosa, Filippo Melodia, rientrato al paese dall’estero, fa irruzione con altri 11 delinquenti, nella casa della sua ex
fidanzata, di 17 anni, che non intende portare avanti il rapporto, e la rapisce sotto gli occhi della mamma e del fratellino più piccolo che invano cerca di opporsi. Quella ragazza ha un nome che segnerà la nostra storia: Franca Viola. Spero che i giovani di oggi si informino su questa donna, guardino le foto di allora, le riprese della Rai del tempo, comprendano la forza che ha trovato questa donna quando, liberata dai carabinieri in un casolare dove era stata violentata per giorni, ebbe il coraggio di rifiutare il “matrimonio riparatore”, quello che era previsto dalle usanze ed anche dalle leggi dell’epoca. Secondo la morale del tempo una ragazza segnata da una simile vicenda avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo rapitore, salvando l’onore, e la legge italiana ammetteva la possibilità di estinguere il reato di violenza carnale, anche ai danni di minorenne, con il matrimonio riparatore, ma Franca Viola rifiutò. Alcamo, la sua città, si schierò compatta con i Melodia. Bersagliata di lettere anonime, la famiglia Viola fu messa sotto protezione, e padre e figlia scortati per recarsi alle udienze del processo. Ma allora i giornali, almeno alcuni, si schierarono con la ragazza e il suo diritto di dire di no. Colpisce particolarmente un editoriale di Indro Montanelli che fa una lucida analisi della vicenda e di quello che comporta: il no di Franca è non solo contro il suo stupratore, ma contro tutti i tabù e feticci che fanno da pilastro a queste arcaiche società. Filippo Melodia, di cui furono accertate varie attività mafiose, fu poi condannato a 11 anni. La norma che prevedeva il matrimonio riparatore fu abrogata nel 1981, e solo nel 1996, dopo un tormentatissimo dibattito politico e sociale, lo stupro divenne in Italia un reato “contro la persona”, non più “contro la morale. Conquiste legislative pagate dalle donne, sulla loro pelle. Ora, 65 anni dopo, costretti a creare il reato di femminicidio per la continua
strage di donne di ogni età, si torna ad un dibattito ancora più feroce sul diritto ad una educazione sentimentale e affettiva nelle scuole. La storia, insomma, non insegna niente. Ma la figura di Franca Viola, oggi felicemente nonna dopo aver sposato l’uomo da lei scelto e amato, merita un posto importante nei nostri ricordi di donne ma soprattutto di ogni persona che creda ancora nell’eguaglianza e nella libertà.


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