Inaugurata nel pomeriggio di venerdì 21 novembre al Teatro Miele la 22ª edizione del Premio giornalistico internazionale Marco Luchetta. Affluenza record di pubblico con lunghe file di spettatori, molti dei quali rimasti fuori dal teatro, per assistere alla consegna del Premio speciale della Fondazione Luchetta a Francesca Albanese e al suo intervento con Paolo De Stefani, docente dell’Università di Padova alla facoltà di Scienze politiche, relazioni internazionali e diritti umani. La relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati difende il suo operato, invita a supportare il movimento in sostegno del popolo palestinese e denuncia la responsabilità di Leonardo nella fornitura di armi a Israele in violazione del diritto internazionale.
«Lasciatemi esprimere la mia commozione per questo premio — ha esordito Albanese —. Significa moltissimo per me, per il mio lavoro, per i palestinesi e per quel poco che resta della loro terra occupata. È difficile intravedere la speranza. Sembra che tanta informazione sia intenzionata a spostare l’attenzione da Gaza, che è una scena del crimine. Mancano alla conta decine di miglia di persone. I bombardamenti continuano sulle tende dove i gazawi vivono al freddo, in mezzo all’acqua. Il diritto è lo strumento per camminare verso la pace, per preservarla e prevenire il conflitto. Se si parla di ricostruzione bisogna farlo nel rispetto di una popolazione che è stata trafitta nell’anima. Spero non sia il crollo del diritto internazionale e mi preoccupa l’incapacità di vedere l’infanzia come vittima, mi spaventa la mancanza di empatia nei suoi confronti. Voglio quindi difendere gli studenti che dal 2023 stanno chiedendo il rispetto della legalità. È importantissimo continuare a tenere vivo questo movimento strategico. La pace si costruisce con la pace. Già dal 2022 si stava mirando all’infanzia per minare il diritto a esistere di un popolo. Il mio terzo rapporto, redatto sulle pratiche detentive e presentato nell’ottobre del 2023, era dedicato all’infanzia, per darle voce attraverso interviste raccolte nell’estate di quell’anno. Aveva come titolo Unchilding, una definizione di difficile traduzione che significa privare l’infanzia del suo significato più puro. Significa fare vivere i più piccoli in una condizione di grande precarietà, senza protezione. I bambini sono sempre più esposti agli attacchi dei coloni e dei soldati. Un quadro che è solo peggiorato negli oltre 770 giorni di conflitto. A Gaza la situazione è apocalittica, sono oltre 20 mila i bambini uccisi accertati con proiettili al torso e alla testa. Bambini mutilati nel corpo e nell’anima dalle armi che Israele ha dovuto creare e testare sul popolo palestinese e io ho documentato tutto questo».
Quanto alle sanzioni applicate a Francesca Albanese, e alle critiche avanzate al suo operato, la relatrice speciale si difende: «Accuse e critiche al mio lavoro sembrano provenire da persone che non lo conoscono, il resto è dileggio sfrontato, accuse molto gravi, diffamatorie. L’unica cosa che mi protegge è la solidarietà della gente, che è infinita. Potrei scrivere un trattato sulla misoginia diretta al mio mandato, anche da parte delle istituzioni che dovrebbe esimersi da certo malcostume».
