Giornalismo sotto attacco in Italia

Il ministro Giuli rischia di andare all’inferno

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Papa Leone XIV lo scorso 15 novembre ha ricevuto una rappresentanza dell’universo cinematografico, in cui erano presenti molte notissime personalità del settore.

Alcuni frammenti del discorso del Vescovo di Roma: «…Entrare in una sala cinematografica è come attraversare una soglia. Nel buio e nel silenzio, l’occhio torna attento, il cuore si lascia raggiungere, la mente si apre a ciò che non aveva ancora immaginato. In realtà, voi sapete che la vostra arte richiede concentrazione…Oggi viviamo con gli schermi digitali sempre accesi. Il flusso delle informazioni è costante. Ma il cinema è molto più di un semplice schermo: è un crocevia di desideri, memorie e interrogazioni. È una ricerca sensibile dove la luce perfora il buio e la parola incontra il silenzio…». Sembra leggere le parole del Vangelo di Luca, in cui la luce è contrapposta alle tenebre dell’ignoranza.

Il discorso del Papa ha diversi risvolti, dalla funzione fondamentale del cinema nell’esperienza cognitiva, alla forza insostituibile della comunicazione profonda rispetto alla ipervelocità frammentaria dei social.

Simile riflessione fa da pendant alla prolusione iniziale sul ruolo delle intelligenze artificiali, che in verità riprendeva la nota redatta dal Dicastero per la cultura e l’educazione del Vaticano al tempo di Papa Francesco «Antiqua et nova».

In breve, si sottolinea l’importanza del cinema, inteso quest’ultimo non solo come specifico prodotto audiovisivo, bensì pure criterio interpretativo e garanzia di profondità.

Simili parole sembrano una condanna chiarissima dei comportamenti dell’attuale ministro della cultura Giuli e della onnipresente sottosegretaria Borgonzoni, che stanno -al contrario- devastando un settore considerato storicamente una delle grandi virtù italiane.

Il paradosso del governo sovranista è l’aver abbandonato a sé stesso un comparto che ha conferito all’Italia una effettiva sovranità negli stili e nelle forme della prodizione culturale.

Chissà se i vertici del Ministero eviteranno l’inferno, se esiste. Comunque, la gravità dell’operato del dicastero non ha paragoni con il passato. Tagli del fondo specifico e un contorno non meno allarmante rendono il panorama disastroso: un colpo ferale che oltre tutto farà «giurisprudenza», stabilendo la nuova soglia di riferimento attorno ai 500 milioni di euro rispetto ai quasi 700 precedenti. E neppure ha retto il tentativo prontamente bocciato di recuperare qualche risorsa non ancora utilizzata. La spada è caduta su un corpo già taglieggiato dall’incredibile blocco del tax credit, che andava rivisto e corretto, mentre si è bloccato.

L’intero sistema di riferimento versa in una situazione nerissima: migliaia di disoccupati e precari, come da tempo denunciano associazioni come Unita e Siamo ai Titoli di Coda e come verosimilmente sosterrà la Cgil nell’imminente incontro con Giuli.

A pagare le conseguenze di tali scellerate iniziative del potere esecutivo sono innanzitutto lavoratrici e lavoratori, insieme a piccole e medie imprese costrette a chiudere i battenti forse non solo provvisoriamente.

Siamo di fronte ad una ferita persino al di sotto delle previsioni.

Perché simile accanimento, mentre vola oltre la velocità del suono la nuova morfologia delle piattaforme innervate nella ragnatela delle intelligenze artificiali? Forse sta proprio qui una parziale risposta. L’Italia deve perdere ogni sovranità in simile contesto, dove contano le filosofie autoritarie della scuola di Peter Thiel, violentemente contrarie ad ogni «educazione» non omologata dell’IA. Quindi, la narrazione cinematografica e audiovisiva, considerata una cittadella della sinistra e del progressismo, diviene tabù.

Insomma, la destra intendere distruggere, in quanto non è neppure in grado di immaginare la «contronarrazione» evocata dall’ex titolare del Mic Sangiuliano. Distruggere e occupare posti, scranni: questa è la sloganistica effettiva dell’attuale compagine di governo.

Non è così? Lo si dimostri, allora. Si rovesci il tiro nella legge di bilancio, in discussione al Senato. Più tasse alle piattaforme opulente, e più cinema.

Fonte: “Il Manifesto”


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