Claudia Cardinale rimarrà. Anche se è scomparsa ieri all’età di ottantasette anni, rimarrà nei nostri cuori, nei nostri occhi, nella nostra coscienza collettiva. Rimarrà per i suoi ruoli indimenticabili, a cominciare da Angelica ne “Il gattopardo” di Luchino Visconti, per la sua proverbiale bellezza, per il suo fascino e per il coraggio con cui ha vissuto, amato, sognato e assunto spesso posizioni scomode. Memorabile, ad esempio, la sua polemica con BB, la mirabile Brigitte Bardot, sua rivale storica, in merito alle posizioni politiche di quest’ultima, ahinoi prossime al lepenismo. E memorabili anche gli altri ruoli che ha interpretato, in capolavori come “Claretta” di Pasauale Squitieri (dove interpretava, per l’appunto, Claretta Petacci), “Otto e mezzo”, “C’era una volta il West”, “I soliti ignoti”, “La ragazza di Bube”, “Il bell’Antonio”, “Vaghe stelle dell’Orsa” e potremmo andare avanti ancora a lungo. Fellini, Leone, Monicelli, Comencini, Bolognini, Visconti: questo è il livello dei registi con i quali ha lavorato.
Claudia Cardinale, diva per sempre
Non si tratta, tuttavia, solo di grandi interpretazioni ma di un modo di essere. Claudia Cardinale ha interpretato la vita con intensità e passione fino all’ultimo giorno, anche se ormai non appariva quasi più in pubblico e viveva in campagna, alle porte di Parigi, nel ricordo di ciò che era stata, in un mondo tutto suo, in parte coincidente col nostro, in parte no, con quello charme da diva che l’ha accompagnata e caratterizzata in ogni istante, la gioia di essere stata grande e la certezza di non poterlo essere più, se non nel cuore dei tanti che ancora l’apprezzavano. Era, la sua, una vita avvolta nella memoria e nei pensieri, fragile e bellissima, ormai prossima al passo d’addio ma ancora capace di rendere uno struggente omaggio ad Alain Delon in occasione della sua morte, avvenuta l’anno scorso, ripensando a quel ballo iconico che ha segnato la gioventù di un’Italia allora felice e l’immaginario di intere generazioni.
Con CC se ne va, dunque, il ritratto dei nostri anni più significativi, l’adolescenza di una Nazione che guardava avanti e la passione travolgente di un mito che giustamente viene ritratto nei suoi momenti di gloria, quando faceva girare la testa a chiunque non solo per la sua avvenenza ma anche per il fascino e l’espressività del suo sguardo.
Diva per sempre, insomma, emblematica di una meraviglia che non muore, anche se ahinoi di quella magia non è rimasta che l’eco, avvolti come siamo dalla tristezza per un declino che lei ha deciso di risparmiarsi. È uscita di scena prima della decadenza definitiva, lasciando che calasse il sipario fra gli applausi e di lei restasse l’immagine di quella remota estate siciliana, quando ancora si credev
