Giornalismo sotto attacco in Italia

Quel pasticciaccio brutto dello sgombero del Leoncavallo

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Dietro a questa vicenda ingarbugliata dello sgombero del Centro sociale Leoncavallo di Milano si muovono interessi di mera propaganda politica ed elettorale, di natura economica, i cui contorni sono direttamente collegati all’applicazione del Decreto sicurezza del Governo a guida Giorgia Meloni. 

Nell’edificio di via Watteau, nel quartiere Greco, gli ufficiali giudiziari erano attesi dagli occupanti e dal loro storico avvocato Mirko Mazzali il prossimo 9 settembre. Nel frattempo era in corso da mesi una interlocuzione tra il Comune di Milano (sindaco Giuseppe Sala), l’Associazione delle mamme antifasciste del Leoncavallo e l’immobiliare Orologio della famiglia Cabassi, per trovare una soluzione alternativa, nel rispetto delle norme di legge. Il nuovo spazio era già stato individuato dai tecnici di Palazzo Marino: si tratta di un capannone di proprietà comunale in via San Dionigi, tra Porto di Mare e Chiaravalle. Era già pronta la delibera per avviare proprio nelle prossime settimane, comunque prima del giorno dello sgombero. 
Tutto si è accelerato negli ultimi giorni, esattamente da quando il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha deciso di anticipare alla mattina del 21 agosto l’esecuzione dello sfratto, incontrando un gruppo di esponenti di Fratelli d’Italia milanesi, a fine luglio. Per questo motivo la direzione di Alleanza Verdi Sinistra aveva annunciato di voler organizzare la sua festa nazionale a Milano, proprio al Leoncavallo, a settembre. Già nel novembre 2024, la Corte d’Appello di Milano aveva condannato il ministero dell’Interno a risarcire 3 milioni di euro ai Cabassi per non essere riuscito a sgomberare il Leoncavallo (lo sfratto era stato infatti rinviato 133 volte). Il Viminale voleva rivalersi sull’Associazione mamme antifasciste che a sua volta aveva avviato una sottoscrizione a cui era giunta l’adesione dell’Anpi di Milano. 
Giuseppe Sala dice di non essere stato avvisato dello sgombero. Il sindaco non era personalmente presente alla riunione del Comitato per l’Ordine e la sicurezza, aveva delegato il vice capo della polizia locale, comunque al vertice non si era parlato della possibilità di anticipare lo sgombero. 
Quella del ministro Matteo Piantedosi è dunque una forzatura inutile che crea sconcerto e aumenta uno stato di tensione a Milano e in Italia. Il Centro sociale Leoncavallo è un luogo di ritrovo, di socializzazione e di cultura fin dalla metà degli anni Settanta. Nei tanti luoghi in cui il centro ha operato (via Leoncavallo sgomberato nel 1989, via Salomone, via Watteau), Lì muovono le loro attività personaggi come Gabriele Salvatores, Paolo Rossi, Dario Fo, Franca Rame, Sandrone Dazieri, Fabio Treves, suonano le principali band rock italiane degli ultimi trent’anni. Tra quelle mura un maestro come Luigi Veronelli sperimenta “Critical wine” e organizza il convegno “La terra trema”.  Si tratta di un patrimonio  culturale che non deve andare disperso. 

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