Ringrazio Paolo Berizzi per aver dato spazio, nella sua rubrica Pietre su Repubblica, al dibattito nato dalla decisione del consiglio comunale di San Benedetto del Tronto: non revocare la cittadinanza onoraria a Mussolini. Berizzi non è un cronista qualunque: è l’unico giornalista in Europa a vivere sotto scorta per le minacce dei fascisti. È parte attiva di Articolo21 e, nel senso più alto, è la nostra scorta civile: ci difende, ci mette in guardia, ci ricorda che la violenza fascista non appartiene al passato ma ci attraversa ogni giorno. Il commento che mi è stato rivolto – «Morirete pazzi. Pensando a Lui» – parla da sé. Quel “Lui” maiuscolo è lo stesso con cui il fascismo pretendeva di sostituire il nome di Mussolini, trasformandolo in un idolo da venerare. Che a scriverlo sia un dirigente di Fratelli d’Italia non stupisce. Anzi. La fiamma che campeggia nel simbolo del partito viene da lontano: dalla Repubblica di Salò al Movimento Sociale Italiano, fino all’erede di governo di oggi. È la stessa genealogia politica, la stessa simbologia mai recisa. E così, ottant’anni dopo la Liberazione, ci ritroviamo ancora a discutere di cittadinanze onorarie a Mussolini e a ricevere in risposta il linguaggio del Ventennio. Per la Costituzione repubblicana e antifascista, invece, le maiuscole spettano a Libertà, Uguaglianza, Dignità. Non a un “Lui”.
