L’arcano delle conferenze stampa senza domande nell’era del Governo Meloni è stato svelato dall’oracolo pronunciato dalla stessa premier italiana nel fuorionda al vertice sulla pace in Ucraina. Eccola qui la frase che Giorgia Meloni pensava non si sentisse oltre il microspazio tra lei e il presidente degli Stati Uniti: “Io invece non voglio mai parlare con la stampa italiana“. Pochi attimi prima la scena era incentrata sullo stupore del presidente finlandese Stubb per la scelta di Donald Trump di aprire il vertice alla stampa e poi una nuova proposta del presidente americano ai leader europei di rispondere, se ne avessero avuto voglia, a qualche domanda. Due passaggi brevi ripresi dalle telecamere alla Casa Bianca in cui si sente – come riporta La Stampa pubblicando un video di Ap – la premier italiana, prima, spiegare a Stubb che “a lui piace, gli piace sempre” ricevere domande.
Nessuna sorpresa, ma un chiarimento efficace del perché in questi anni di governo il presidente del consiglio italiano abbia sempre evitato i giornalisti e, ogni volta che ha potuto, ne ha denunciato i più scomodi, favorendo altresì tutte le leggi bavaglio e, in qualche modo, lasciando mano libera a molti altri esponenti di governo sulle querele temerarie contro i giornalisti. Tanto che si è già arrivati ad un record italiano in ambito europeo circa le azioni legali infondate di politici verso giornalisti. Se a ciò si aggiunge l’occupazione della Rai, la “confessione americana” è perfettamente compatibile con il clima che si respira in Italia.
Perfino Donald Trump che pure non ama la stampa è venuto fuori da questo vicenda come un politico che riconosce il ruolo dell’informazione. E infatti davanti ad un secondo invito del presidente degli Usa sulla disponibilità a ricevere domande, ancora Meloni dice: “Penso sia meglio di no, siamo troppi e andremmo troppo lunghi“. Giusto, i giornalisti rappresentano una perdita di tempo, niente altro.
